Quando nel 1860 Francesco II lasciò Napoli per non esporre la bellissima Capitale alle brutture della guerra ed ai probabili bombardamenti dei massoni dalle camice rosse, non portò con sé nemmeno gli effetti personali di un certo valore. Al segretario che gli ricordava il legittimo diritto di proprietà sui gioielli e sulla moneta personali egli rispose con fermezza: “Non mi appartiene niente, qua tutto è del popolo”. Un esempio di onestà non solo intellettuale che fa comprendere il vero spessore morale di una dinastia che ha saputo mantenere fino all’ultimo anelito di vita del Regno, quella dignità propria di una cultura antica e gloriosa.
Ritiratosi a Gaeta per difendere la Patria secondo le regole del Diritto internazionale, Francesco II abbandonato soprattutto da chi si dichiarava alleato (la Francia), fu costretto a emettere dei titoli di Stato che gli consentissero di reggere il devastante assedio piemontese.
Per scrivere la storia occorre ricercare fonti attendibili che, come in un processo, provino o confutino tesi o facciano emergere nuovi argomenti.
Nel caso del prestito di Gaeta, di cui pochi storici ne fanno menzione, il compatriota Daniele Iadicicco, nell’impegno di recuperare le fonti dirette più importanti della nostra storia, è risuscito ad entrare in possesso di un rarissimo documento di eccezionale importanza ed ha deciso di renderlo pubblico attraverso la nostra Rete.
——-
LE CARTELLE DEL PRESTITO DI GAETA
Centocinquattaquattro anni fa a Gaeta veniva emanato l’ultimo prestito pubblico del Regno delle Due Sicilie. Il 10 Ottobre 1860 le Reali Finanze di Re Francesco II emanavano un Prestito di Cinque Milioni di Ducati per sostenere le spese necessarie alla difesa del Regno.
Il ricordo al debito pubblico, ieri come oggi, è un fatto del tutto naturale per uno stato sovrano. Ma quando si tratta di atti ufficiali emanati da Gaeta, da Re Francesco II nei mesi dell’assedio tutto cambia. Elementi come questo rappresentano un tassello importante per ripercorrere una delle pagine belliche più raccontate del risorgimento, eppure pronte ancora oggi a far parlare di se per nuove scoperte.
Il 20 ottobre (come da foto del documento) il pegno fu emesso su cartelle con cedole in franchi, che in quel frangente storico era più piazzabile e solido, per la vendita all’estero. Infatti i 5 milioni di ducati, circa 21 milioni di franchi, erano difficilmente piazzabili all’epoca, data la situazione bellica in atto.
Le “cartelle di Gaeta” sono oggi davvero introvabili, ed è tra i cimeli più rari dell’assedio di Gaeta. Non interessando le banche, queste fedi di credito furono piazzate presumibilmente tra Ambasciatori e Sovrani amici per un sostegno al Sovrano, che si pensa possano poi averle fatte sparire, in quanto elemento di imbarazzo, dato l’epilogo di Gaeta. Gli alti ufficiali o semplici investitori vicini al Re, che avessero sottoscritto tale prestito, non valendo di fatto più nulla con nascere del Regno d’Italia avranno senz’altro fatto sparire le prove di questi infruttuosi investimenti.
Un funzionario dell’epoca appellò questi investimenti “prestito di simpatia politica”, essendo davvero rischioso quel tipo di investimento in quell’epoca e un puro atto di sostegno alla causa borbonica. Risulta nondimeno che “nel 1866 ancora innumerevoli erano i titoli rimasti senza collocazione sul mercato… e che …. è pur vero che diversi furono regolarmente emessi, come furono pagate anche le relative cedole. (1)
Dei capitali non si ha quantificazione e se furono rimborsati, fatto sta che nelle cartelle tutta l’organizzazione delle rendite e relative cedole era demandata a Roma, dove essenzialmente furono gestite e depositate presso la Banca dello Stato Pontificio.
Si tratta di una rendita del 5%, con cedole incassabili da dicembre 1861 sino al 1866. Nella copia (in allegato) è stata ritirata solo la cedola del 1861, quando il Re era già in esilio a Roma.
Nel film “O’ Re” di Luigi Magni (2), il generale José Borjes parla a Re Francesco II delle Fedi di Credito di Gaeta, con il quale la Regina Maria Sofia l’aveva pagato per la sua spedizione.
Ricerche, articolo e documento originale di
Daniele E. Iadicicco
(1) parvapolis.it
(2) ‘O Re è un film del 1989 scritto e diretto da Luigi Magni, vincitore di un Nastro d’Argento per i migliori costumi (Lucia Mirisola) e di due David di Donatello per il miglior attore non protagonista (Carlo Croccolo) e i migliori costumi.