Da Palazzo Santa Lucia
nasce l’idea di costituire la ‘Fondazione Carditello’.
Una manovra di facciata
che maschera le pessime intenzioni di Caldoro e soci
di
Nando Cimino
La Regione si impegna a promuovere la costituzione della “Fondazione Carditello”. L’idea è quella, attraverso la fondazione appunto, di acquisire, promuovere e gestire il Real Sito Borbonico. Apprezzabile lo sforzo ma, ammesso che si possa parlare di successo o comunque di un punto segnato a favore della provincia di Caserta, i dubbi si moltiplicano e la sfiducia aumenta. I riflettori puntati dai media locali e nazionali, hanno sicuramente messo in evidenza un dato; la Reggia di Carditello è un problema per la Regione Campania. Dimostrazione ne siano, le barricate alzate contro la proposta di acquisto del bene, dalla commissione bilancio prima e dall’intero consiglio regionale, poi. Ma che cos’è una “fondazione?” La fondazione, altro non è che un ente senza scopo di lucro formato da un patrimonio. La formazione di questo ente, prevede una serie di pratiche giuridiche per formarne il fondatore, che può essere una persona fisica o una persona giuridica. In buona sintesi, è una pratica che comporta un notevole dispendio di tempo e di energie. Ed è il tempo che preoccupa maggiormente, considerato soprattutto che, nonostante la vigilanza saltuaria, il saccheggio della Reggia prosegue indisturbato e le piogge incessanti, compiono la loro nefasta azione di distruzione degli affreschi, nelle sale reali. Inoltre, quando si parla di enti, le preoccupazioni aumentano se si pensa che, la maggior parte degli enti partecipati in Campania, sono esplosi a causa della loro pessima gestione. Un esempio per tutti, il consorzio di bacino del basso Volturno, proprietario della Reggia di Carditello, dal fallimento del quale, si genera la macabra situazione in cui versa la magnifica fattoria borbonica di Carditello. Per quanto l’assessore regionale, Giuseppe De Mita, cerchi di indorare la pillola, appellandosi al diritto di prelazione per l’acquisto del bene da parte dello Stato, è fuori discussione che, se non ci fosse stata una severa e puntuale informazione su questa torbida vicenda, la sventurata Real Tenuta dei Borbone, sarebbe presto caduta nel dimenticatoio e facile preda, nel compiacente silenzio delle istituzioni, del palazzinaro di turno. Esiste un caso “Carditello”. Dall’amara Terra di Lavoro, questa pietosa storia, è diventata oggetto di investigazione, come nella migliore tradizione giornalistica che questo Paese può vantare. Dalla stampa alle televisioni locali, da Report di Raitre a Repubblica che, attraverso l’inchiesta di Francesco Erbani e le riprese televisive di Anna Laura De Rosa, traccia il miserrimo profilo dal quale, il popolo di Terra di Lavoro, ha tutto il diritto di essere affrancato. La Regione Campania ha perso l’occasione di mettere al centro delle sue prerogative, la provincia di Caserta che, attraverso la Reggia di Carditello, avrebbe potuto avviare il legittimo percorso verso il graduale riscatto di questa martoriata terra che non è fatta di immondizia e camorra. Con questo atteggiamento, viene sminuita anche la portentosa opera della magistratura e delle forze dell’ordine, che ha portato all’arresto di Michele Zagaria. Sarebbe stato come dare respiro ad una nuova era fatta di speranza, riscatto e crescita. Ma a quanto pare, c’è chi non la pensa così.