GIORGIO BOCCA DA FASCISTA A PARTIGIANO
COL PALLINO DELL’ ANTIMERIDIONALISMO
COL PALLINO DELL’ ANTIMERIDIONALISMO
di
Ignazio Coppola
In questi giorni è esplosa la protesta contro l’ultimo libro di Giorgio Bocca “ La neve e il fuoco” ancora una volta offensivo per il meridione, soprattutto alla luce dell’intervista rilasciata, a proposito del libro in questione a Maria Pace Ottieri e Luca Musella, dall’ “illustre “ giornalista in cui, affetto da rigurgiti leghisti, definisce la gente del Sud orrenda ed una umanità repellente con particolare riferimento a due città Napoli e Palermo e con ciò suscitando la giusta indignazione di tanti meridionali stanchi di essere offesi e vilipesi nelle loro tradizioni, nella loro storia e nella loro cultura.
Non è la prima volta, è successo spesso, che Giorgio Bocca con stomachevoli venature razziste si scagli contro i meridionali come quando riferendosi alla capitale della Campania si lasciò andare a frasi come questa: “ Napoli è tuttora un cimiciaio come lo era prima” e ai territori del meridione definiti: ” zone urbane marce ed inguaribili” ed ancora a proposito di Palermo riporta: “ Una volta mi trovavo nei pressi del palazzo di giustizia e c’era una puzza di marcio con gente che usciva dalle catapecchie”. Ma nell’intervista rilasciata all’Ottieri e a Musella, a proposito della “neve sul fuoco” il novantenne giornalista, la senilità non centra niente avendo piena consapevolezza delle sue deliranti affermazioni, supera se stesso quando, ricordando le prime volte che visitò il Sud afferma: ” C’era sempre il contrasto fra paesaggi e questa gente orrenda, un contrasto incredibile fra cose meravigliose e una umanità ( la gente del sud) repellente”.
Una costante razzista repellente, e qui è proprio il caso di dirlo, che ha caratterizzato da sempre la vita di questo “mostro sacro” della cultura italiana. Come quando giovane fascista assieme a tanti gerarchi del regime e molti intellettuali dell’epoca nel 1938 sottoscrisse “ il manifesto della razza” documento base delle leggi razziali fasciste contro gli ebrei. Contro gli ebrei ieri contro i meridionali oggi.. A novantanni Giorgio Bocca non cambia e non si smentisce.
Ecco quanto scrisse sul giornale “ La provincia Granda sentinella d’Italia” nel lontano 4 agosto del 1942 in un articolo dal titolo “ I protocolli dei Savi anziani di Sion” nel quale imputava il disastro della guerra alla congiura ebraica, riportando tra l’altro “ Questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa della guerra attuale. A quale ariano, fascista e non fascista, può sorridere l’idea di essere lo schiavo degli ebrei ?” Esattamente un anno dopo il fatidico 8 settembre del 1943 Giorgio Bocca subdorando l’odore della sconfitta, da fervente e convinto fascista, fa il salto della quaglia e diviene partigiano addirittura come comandante della decima divisione di Giustizia e Libertà e poi nei primi mesi del 1945 fa parte dei giudici dei tribunali del popolo firmando, a guerra conclusa, la condanna a morte del tenente Adriano Adami e di altri 4 prigionieri della Repubblica Sociale Italiana gente che in passato la pensava come lui e la qual cosa non andava per questo perdonata.
Ecco, dal fascismo alla resistenza, chi fu Giorgio Bocca il fustigatore dei meridionali del quale in questi giorni è anche uscita la ristampa di un altro suo libro “Aspra Calabria”. Libro che ha suscitato anche in questa stessa regione tante polemiche e un intenso dibattito sulla stampa locale e in special modo sul “Quotidiano della Calabria”. Anche qui Bocca con il suo sprezzante e acclarato nordismo e da fervente leghista ( le sue simpatie nei confronti de partito di Bossi sono note), percorrendo la Calabria con il naso arricciato dallo “schifo” nei confronti della popolazioni locali, non perde l’occasione di gettare discredito e fango su di esse per la loro barbarie e la loro inciviltà.
Ebbene sarebbe ora che, come è uso fare in casi del genere, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a questo illustre discepolo dell’antropologo razzista Cesare Lombroso assertore nelle sue teorie della inferiorità etnica dei meridionali che, a suo dire, più di tutti hanno una spiccata predisposizione al crimine ( la qual cosa traspare chiaramente dagli scritti di Giorgio Bocca), e perché non si suscitino ulteriormente odi razziali, tiri opportunamente le orecchie. Infatti le deliranti affermazioni di Bocca nei suoi scritti non fanno altro che attagliarsi e portare acqua al mulino antimeridionalista di Umberto Bossi.
Ecco perché, per le cose dette in premessa, non possiamo mai accettare lezioni di civiltà da uno come Giorgio Bocca che a novanta anni suonati, anziché riesumare nei confronti dei meridionali giovanili rigurgiti razzisti, dovrebbe pensare più opportunamente a trarre, per restare in pace con se stesso e con la sua coscienza, un bilancio della sua lunga, discussa, contraddittoria e controversa esistenza.
Ma con un cervello bacato e in decomposizione come il suo è difficile che ciò avvenga.
Non è la prima volta, è successo spesso, che Giorgio Bocca con stomachevoli venature razziste si scagli contro i meridionali come quando riferendosi alla capitale della Campania si lasciò andare a frasi come questa: “ Napoli è tuttora un cimiciaio come lo era prima” e ai territori del meridione definiti: ” zone urbane marce ed inguaribili” ed ancora a proposito di Palermo riporta: “ Una volta mi trovavo nei pressi del palazzo di giustizia e c’era una puzza di marcio con gente che usciva dalle catapecchie”. Ma nell’intervista rilasciata all’Ottieri e a Musella, a proposito della “neve sul fuoco” il novantenne giornalista, la senilità non centra niente avendo piena consapevolezza delle sue deliranti affermazioni, supera se stesso quando, ricordando le prime volte che visitò il Sud afferma: ” C’era sempre il contrasto fra paesaggi e questa gente orrenda, un contrasto incredibile fra cose meravigliose e una umanità ( la gente del sud) repellente”.
Una costante razzista repellente, e qui è proprio il caso di dirlo, che ha caratterizzato da sempre la vita di questo “mostro sacro” della cultura italiana. Come quando giovane fascista assieme a tanti gerarchi del regime e molti intellettuali dell’epoca nel 1938 sottoscrisse “ il manifesto della razza” documento base delle leggi razziali fasciste contro gli ebrei. Contro gli ebrei ieri contro i meridionali oggi.. A novantanni Giorgio Bocca non cambia e non si smentisce.
Ecco quanto scrisse sul giornale “ La provincia Granda sentinella d’Italia” nel lontano 4 agosto del 1942 in un articolo dal titolo “ I protocolli dei Savi anziani di Sion” nel quale imputava il disastro della guerra alla congiura ebraica, riportando tra l’altro “ Questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa della guerra attuale. A quale ariano, fascista e non fascista, può sorridere l’idea di essere lo schiavo degli ebrei ?” Esattamente un anno dopo il fatidico 8 settembre del 1943 Giorgio Bocca subdorando l’odore della sconfitta, da fervente e convinto fascista, fa il salto della quaglia e diviene partigiano addirittura come comandante della decima divisione di Giustizia e Libertà e poi nei primi mesi del 1945 fa parte dei giudici dei tribunali del popolo firmando, a guerra conclusa, la condanna a morte del tenente Adriano Adami e di altri 4 prigionieri della Repubblica Sociale Italiana gente che in passato la pensava come lui e la qual cosa non andava per questo perdonata.
Ecco, dal fascismo alla resistenza, chi fu Giorgio Bocca il fustigatore dei meridionali del quale in questi giorni è anche uscita la ristampa di un altro suo libro “Aspra Calabria”. Libro che ha suscitato anche in questa stessa regione tante polemiche e un intenso dibattito sulla stampa locale e in special modo sul “Quotidiano della Calabria”. Anche qui Bocca con il suo sprezzante e acclarato nordismo e da fervente leghista ( le sue simpatie nei confronti de partito di Bossi sono note), percorrendo la Calabria con il naso arricciato dallo “schifo” nei confronti della popolazioni locali, non perde l’occasione di gettare discredito e fango su di esse per la loro barbarie e la loro inciviltà.
Ebbene sarebbe ora che, come è uso fare in casi del genere, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a questo illustre discepolo dell’antropologo razzista Cesare Lombroso assertore nelle sue teorie della inferiorità etnica dei meridionali che, a suo dire, più di tutti hanno una spiccata predisposizione al crimine ( la qual cosa traspare chiaramente dagli scritti di Giorgio Bocca), e perché non si suscitino ulteriormente odi razziali, tiri opportunamente le orecchie. Infatti le deliranti affermazioni di Bocca nei suoi scritti non fanno altro che attagliarsi e portare acqua al mulino antimeridionalista di Umberto Bossi.
Ecco perché, per le cose dette in premessa, non possiamo mai accettare lezioni di civiltà da uno come Giorgio Bocca che a novanta anni suonati, anziché riesumare nei confronti dei meridionali giovanili rigurgiti razzisti, dovrebbe pensare più opportunamente a trarre, per restare in pace con se stesso e con la sua coscienza, un bilancio della sua lunga, discussa, contraddittoria e controversa esistenza.
Ma con un cervello bacato e in decomposizione come il suo è difficile che ciò avvenga.
Ignazio Coppola ( Palermo) giornalista pubblicista autore del libro “risorgimento e risarcimento”.