Nei giorni 29‐30 si terrà a Taranto il terzo Convegno nazionale sul Principato di Taranto. I lavori si svolgeranno nell’auditorium della Banca cooperativa di Bari e Taranto, in via Berardi, 31.
I Convegni sul Principato sono iniziati nel 2019 per iniziativa di Franca Poretti e Piero Massafra, sotto l’egida prestigiosa di Cosimo Damiano Fonseca. Questi incontri vogliono essere anche atto risarcitorio verso il nome e il ruolo, diretto e indiretto, esercitato da Taranto come capitale del Principato, a partire dall’XI secolo, con Boemondo (figlio di Roberto il Guiscardo) che ne fu il primo titolare. L’importanza strategica della città, a partire dall’XI secolo è largamente testimoniata dalla bibliografia specifica, ma per gli indirizzi culturali e politici dell’Italia postunitaria, appare ancora abbastanza defilata nella coscienza del Paese e della città. Eppure, in Italia e nel Regno di Napoli, il Principato di Taranto, anche soprattutto per “merito” di alcuni principi e sovrani, ebbe un ruolo assolutamente centrale, come è testimoniato dalle vicende degli Orsini e dei re Aragonesi che necessitarono sempre, per la propria legittimazione, del possesso di Taranto.
L’importanza e l’estensione del piccolo, ma dinamico stato è molto eloquentemente descritto da Benedetto Croce: “Il principe di Taranto fu il più potente feudatario napoletano del Quattrocento, e determinò più volte, col sostegno dato o tolto al re di Napoli, le sorti del loro regno… Le terre da lui possedute erano tante che si diceva dai contemporanei che egli poteva cavalcare da Napoli fino a Taranto senza mai toccare terra altrui”.
Finora i convegni hanno affrontato argomenti storici, politici, artistici, letterari, istituzionali e il prossimo affronta il tema delle conseguenze e “lasciti” di quel duraturo e complesso esperimento politico, protrattosi anche in periodi di minore efficacia e presenza della città, che almeno tra ‘300 e ‘500, va ricordato, riservò la propria cattedrale come “cappella sepolcrale” di alcuni importanti protagonisti di quella istituzione.
Finora, la storia del Principato è stata coltivata e studiata per lo più nel Salento, anche grazie al notevole prestigio del pantheon orsiniano di Santa Caterina, opera assolutamente degna di essere iscritta nelle grandi realizzazioni d’arte nel Sud, come non è accaduto purtroppo al complesso di S. Antonio a Taranto, voluto da Giovanni Antonio del Balzo, forse come mausoleo che ne celebrasse la gloria. Ma la distratta città postunitaria e la minorità degli studi sul medioevo del Sud, ne hanno permesso la colpevole mutilazione, per ricavarne un istituto di pena.
Il programma del III Convegno sarà inframezzato dalle viste guidate a S. Antonio e al Castello Aragonese. E fornisce comunque ogni informazione per seguire agevolmente le fasi dei lavori.