E’ notizia di questi giorni che “ l’Augustale di Federico II “ è in vendita. Con i problemi quotidiani che attanagliano la nostra società a molti nemmeno sfiora l’idea di cosa possa mai essere questo “strano oggetto” in vendita.
In verità, a parte la gravità della eventuale perdita di questa preziosa moneta d’oro che riporta l’immagine e l’effige del grande re dei veri italici, ciò che più ci incuriosisce è quanto sta succedendo ai suoi custodi.
Infatti, quanto accade alla Società di Storia Patria, proprietaria del pezzo, conferma i nostri dubbi e le nostre certezze su uno dei tanti carrozzoni trainati dalla cultura di parte che mai ha voluto aprire le sue cattedre al revisionismo storico e, quindi, alla verità.
Adesso che il sistema assistenzialista si sgretola sotto i colpi spietati della crisi, si scoprono tesori inestimabili la cui localizzazione ed integrità vengono minacciati. Chi, a suo tempo, creando posti di lavoro privilegiati affidò tali tesori ad istituti ed enti non appartenenti allo Stato dai quali, invece, dipendono musei e collezioni pubbliche, sicuramente ne è il responsabile.
Certamente, a parte gli errori di allora e le eredità di ora, adesso occorre salvare il patrimonio storico in pericolo, ma non cedendo al “ricatto” continuando a foraggiare chi, poi, appena in difficoltà lo espone al pericolo della dispersione. Bisogna acquisire i tesori nel patrimonio dello Stato ammortizzando la spesa “chiudendo” definitivamente i rubinetti ad enti ed associazioni inutili che, finora, hanno solo alimentato una cultura di parte con i soldi di tutti.
In allegato un articolo del Corriere del Mezzogiorno del 23 settembre u.s. che illustra ciò che sta accadendo e quantizza i costi per una comunità in crisi, come è quella di Napoli, di un ente che tiene nei cavò e non esposti la maggior parte dei magnifici tesori affidatogli.
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LA PREZIOSA MONETA dell’istituto in crisi
In vendita l’augustale di Federico II
La società di Storia Patria dismette i suoi beni, il valore della collezione stimato per un milione
NAPOLI – L’augustale di Federico II è una preziosa moneta d’oro; da un lato reca l’immagine dello Stupor mundi e dall’altra quella dell’aquila imperiale. Una moneta rara, di grande valore storico. Napoli ne possiede un esemplare ben conservato, che potrebbe però presto passare ad altro proprietario: si tratta di una moneta della collezione Scacchi in possesso della Società di Storia Patria (e custodita nel caveau di una banca) che annaspa da tempo in acque pericolose per mancanza di fondi. A mali estremi, estremi rimedi. La collezione di circa duemila monete, valore stimabile intorno al milione di euro, è il primo pezzo che sarà messo in vendita per far sopravvivere la Società ospitata al Maschio Angioino.
Lo anticipa la presidente Renata De Lorenzo, prof di inesauribili risorse, che in passato per la Società di Storia patria ha cacciato perfino parecchi soldi di tasca propria. «Sì», ammette, «il consiglio direttivo nei mesi scorsi si è anche autotassato (e io per prima), ma ora siamo comunque con l’acqua alla gola perché i finanziamenti stanziati non arrivano.
Il sindaco de Magistris a luglio ci aveva promesso i 150 mila euro del 2008 ma siamo a fine settembre e non se ne vede l’ombra, abbiamo licenziato tutti i dipendenti, non ci resta che vendere, anche se non è la soluzione che preferiremmo». La decisione di far rendere le proprietà della Società fu presa durante una vivacissima assemblea dei soci nel gennaio scorso. «All’ordine del giorno», ricorda Renata De Lorenzo, «era prevista l’approvazione della proposta del consiglio direttivo di alienare parte dei beni della Società, che ha un ricco patrimonio librario, di stampe e disegni, di pergamene, monete e documenti vari. La provocazione era evidente e voluta. Un consiglio direttivo composto da studiosi che ben conoscono il valore insostituibile di ciò che si intende vendere, col rischio di smembrare il lavoro di collezionisti e di ‘‘eruditi’’, ha osato andare in direzione opposta alla natura dell’istituzione che è stato chiamato a dirigere. Il dibattito acceso e talora provocatorio che ne è seguito ha consentito ai soci presenti innanzitutto di ‘‘partecipare’’, di mostrare quanto essi sentano la Società come cosa propria, ma anche di dare la propria disponibilità personale per mantenere aperti e vivi il sodalizio e la sua biblioteca». Da gennaio a settembre la battaglia continua.
Così ieri, in una nuova assemblea, numerosi soci si sono detti disponibili a prestare gratuitamente il loro lavoro. La Società resterà aperta con l’aiuto di volontari che una volta a settimana sostituiranno il personale addetto. Praticamente l’istituzione è ormai a costo zero. Ma i debiti persistono, dal momento che i fondi stanziati negli ultimi tre anni non sono stati mai erogati e le banche hanno dovuto anticipare il necessario. Al di là degli sforzi individuali la risposta deve arrivare dalle istituzioni: in primis dal Comune, che negli ultimi anni della amministrazione Iervolino non ha impegnato risorse. Tra l’altro il contributo regionale, una volta di 200 milioni di lire, è ormai ridotto a 6.500 euro. «Solo se arriveranno i primi 150 mila più altri 100 mila euro per sanare i debiti con personale e fornitori potremo salvare la Società», conclude De Lorenzo. Ma da dove arriva la preziosa collezione che oggi è «a rischio»? Scacchi era un attento collezionista napoletano che la donò negli anni Venti alla Società. Le duemila monete del Regno di Napoli vanno dall’età angioina alla fine del Regno e per a
lcune si può parlare di vere e proprie opere d’arte.
lcune si può parlare di vere e proprie opere d’arte.
In particolare, l’augustale di Federico II ha diversi significati: Francesco Senatore, socio ed esperto, spiega che «si tratta di una moneta d’oro, la prima che venne coniata dopo il crollo dell’Impero romano, dunque con un forte significato simbolico, che implica un discorso sulla rappresentazione del potere e l’imitazione degli imperatori romani da parte dello Svevo. Ne esistono diversi esemplari altrove, ma il nostro è particolarmente ben conservato e il suo valore è ampliato dal fatto che è parte di una collezione in cui tutte le serie sono complete». Una chicca insomma per gli studiosi di numismatica e per gli storici del regno meridionale, ma anche per i napoletani innamorati della propria città e delle proprie gloriose radici.
Mirella Armiero
CORRIERE DEL MEZZOGIORNO del 23 SETTEMBRE 2011.