TORRE ANNUNZIATA
Recuperato e restaurato il monumento di
Guglielmo Robinson
Guglielmo Robinson
Ci scrive il nostro attento Rappresentante di Torre Annunziata che, già da tempo, ci aveva segnalato la promozione di una nuova delicata operazione di recupero di un monumento che, al di là del suo valore artistico, è molto importante perché ricorda uno di quei personaggi stranieri la cui autorevole presenza nel Regno dimostra inconfutabilmente il livello culturale, politico ed economico raggiunto in quel tempo.
Adesso gli abitanti di Torre Annunziata e tutti noi siamo più ricchi di verità e di storia grazie alla encomiabile caparbietà di un nostro attivista ed alla diligenza ed all’amore per la cultura ed i monumenti di un ottimo amministratore.
Adesso gli abitanti di Torre Annunziata e tutti noi siamo più ricchi di verità e di storia grazie alla encomiabile caparbietà di un nostro attivista ed alla diligenza ed all’amore per la cultura ed i monumenti di un ottimo amministratore.
Cap. Alessandro Romano
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Carissimo Romano,
ti allego il resoconto dell’operazione di recupero della lapide dell’illustre personaggio del nostro passato Guglielmo Robinson, riportato sulla rivista locale “Lo Strillone”.
A parte la nostra petulante e sistematica azione di promozione, i meriti questa volta vanno soprattutto all’assessore Aldo Tolino ed all’architetto Pasquale Caraviello.
Cari saluti ed alla prossima.
ti allego il resoconto dell’operazione di recupero della lapide dell’illustre personaggio del nostro passato Guglielmo Robinson, riportato sulla rivista locale “Lo Strillone”.
A parte la nostra petulante e sistematica azione di promozione, i meriti questa volta vanno soprattutto all’assessore Aldo Tolino ed all’architetto Pasquale Caraviello.
Cari saluti ed alla prossima.
Dott. Mario Esposito
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Dopo il quadro del Quartararo della Chiesa del Carmine, l’affresco della Villa di Oplonti trafugato negli anni 70 e recuperato dalla guardia di Finanza in una ricca dimora parigina, il calco trasparente di Oplonti che rischiava di finire in un Museo a Casalbordino, continua l’attività di denuncia e richiesta e di cura delle opere d’arte appartenenti alla comunità torrese da parte dell’Assessore all’Immagine e valorizzazione dei Beni Artistici e Storici, dr Aldo Tolino.
Un altro pezzo di gloriosa storia patria, infatti, è stato recuperato e sta per essere ricollocato, anzi valorizzato nel suo originario sito: trattasi del ceppo in pietra lavica che tutti ricordano all’entrata del cimitero cittadino, che commemorava i morti della devastante epidemia di colera che nel 1836 fu responsabile di innumerevoli morti in tutto il meridione ed anche Torre ne fu colpita.
Ma il fatto più importante è che quella lapide commemorava un gruppo di ufficiali e militari che erano di stanza alla Reale Fabbrica d’Armi di Torre Annunziata. Tra questi il Direttore dell’opificio Torrese il Colonnello William Robinson, inglese che prese e si vantò della cittadinanza napoletana conferitagli con il grado di capitano di vascello da SM il Re Ferdinando I di Borbone con nome di Guglielmo Robinson, abitante in Torre Annunziata, presso l’opificio militare.
In seguito ai lavori di ristrutturazione ed ampliamento del Cimitero Torrese il monumento funerario, forse sottovalutato nella sua importanza storica, fu divelto e depositato in un angolo del cimitero stesso e grazie all’intervento dell’assessore e la immediata disponibilità dell’architetto Caraviello sarà collocato in questi giorni in un posto degno della sua importanza a testimonianza futura della grandezza ed importanza del Regno delle due Sicilie e della nostra città, crocevia di geni ed imprenditori stranieri che non esitavano minimamente anzi erano fieri di italianizzare i loro nomi come i Von Vittel (Voiello), pastai, i Bourique, maestri vetrai e tanti altri.
Il colonnello Robinson era nato da una nobile famiglia inglese nel 1772, a 22 si arruolò nella marina di sua maestà, servi la corona Britannica a fianco di Orazio Nelson .
Grande inventore, giunse a Napoli dopo il Congresso di Vienna come consigliere della marina napoletana, ma ben presto prestò giuramento alla marina borbonica e assunse la cittadinanza napoletana e divenne grande amico e collaboratore di Sua Maesta’ il Re Ferdinando II , il quale si compiaceva di partecipare agli esperimenti che lo stesso effettuava nella Real Fabbrica d’Armi in Torre dell’Annunziata dove era conosciuto da tutta la mestranza e la cittadinanza.
Per la ecletticità del suo ingegno e per le sue capacità tecniche Robinson era in ottimi rapporti con il Re, tanto da fargli visita in qualunque momento senza particolari formalismi ( cfr Anna Maria Autieri nel suo libro La Real Fabbrica d’armi di Torre Annunziata).
Il generale Nunziante, ministro della guerra, anche lui legato alla nostra città, era suo grande amico e insieme a lui effettuò le trivellazioni presso le attuali Terme Vesuviane Nunziante, che portarono alla scoperta delle antiche Terme Romane di Marco Crasso Frugi e alle acque Minerali e fangose ancora oggi attive e a disposizione della cittadinanza.
Un altro pezzo di gloriosa storia patria, infatti, è stato recuperato e sta per essere ricollocato, anzi valorizzato nel suo originario sito: trattasi del ceppo in pietra lavica che tutti ricordano all’entrata del cimitero cittadino, che commemorava i morti della devastante epidemia di colera che nel 1836 fu responsabile di innumerevoli morti in tutto il meridione ed anche Torre ne fu colpita.
Ma il fatto più importante è che quella lapide commemorava un gruppo di ufficiali e militari che erano di stanza alla Reale Fabbrica d’Armi di Torre Annunziata. Tra questi il Direttore dell’opificio Torrese il Colonnello William Robinson, inglese che prese e si vantò della cittadinanza napoletana conferitagli con il grado di capitano di vascello da SM il Re Ferdinando I di Borbone con nome di Guglielmo Robinson, abitante in Torre Annunziata, presso l’opificio militare.
In seguito ai lavori di ristrutturazione ed ampliamento del Cimitero Torrese il monumento funerario, forse sottovalutato nella sua importanza storica, fu divelto e depositato in un angolo del cimitero stesso e grazie all’intervento dell’assessore e la immediata disponibilità dell’architetto Caraviello sarà collocato in questi giorni in un posto degno della sua importanza a testimonianza futura della grandezza ed importanza del Regno delle due Sicilie e della nostra città, crocevia di geni ed imprenditori stranieri che non esitavano minimamente anzi erano fieri di italianizzare i loro nomi come i Von Vittel (Voiello), pastai, i Bourique, maestri vetrai e tanti altri.
Il colonnello Robinson era nato da una nobile famiglia inglese nel 1772, a 22 si arruolò nella marina di sua maestà, servi la corona Britannica a fianco di Orazio Nelson .
Grande inventore, giunse a Napoli dopo il Congresso di Vienna come consigliere della marina napoletana, ma ben presto prestò giuramento alla marina borbonica e assunse la cittadinanza napoletana e divenne grande amico e collaboratore di Sua Maesta’ il Re Ferdinando II , il quale si compiaceva di partecipare agli esperimenti che lo stesso effettuava nella Real Fabbrica d’Armi in Torre dell’Annunziata dove era conosciuto da tutta la mestranza e la cittadinanza.
Per la ecletticità del suo ingegno e per le sue capacità tecniche Robinson era in ottimi rapporti con il Re, tanto da fargli visita in qualunque momento senza particolari formalismi ( cfr Anna Maria Autieri nel suo libro La Real Fabbrica d’armi di Torre Annunziata).
Il generale Nunziante, ministro della guerra, anche lui legato alla nostra città, era suo grande amico e insieme a lui effettuò le trivellazioni presso le attuali Terme Vesuviane Nunziante, che portarono alla scoperta delle antiche Terme Romane di Marco Crasso Frugi e alle acque Minerali e fangose ancora oggi attive e a disposizione della cittadinanza.
Guglielmo Robinson
Guglielmo Robinson nacque da nobile famiglia in Inghilterra nel 1772, ed entrò ai servigi di S. M. Britannica all´età di 12 anni come guardia Marina. Si mostrò fin dal principio valoroso di cuore e d´ingegno, e nel 1802 era già primo Tenente e nel 18o9 Capitano, e molto gli giovò nella sua carriera l´ amicizia del celebre Guglielmo Pitt e più ancora l´ esempio e gli ammaestramenti dell´ illustre Nelson e di Sidney Smith. Ebbe il Robinson
dall´amicizia di quél potente ministro, le prime occasioni, di poter dare alcuna prova della virtù del suo braccio e della sua mente, e chiamato a seguire le fortunate bandiere inglesi, sotto il comando del vincitore di Aboukir e di Trafalgar, alle scintille del valore non mancò il soccorso e la potente forza dell´emulazione e dell´esempio, perché quei semi di naturale virtù non fruttificassero opere generose. E Nelson ebbe caro Guglielmo e lo ebbe compagno ne´ fatti di guerra, e si giovò non solo del valore di lui nel combattere, ma altresì della pronta destrezza nelle invenzioni e nelle costruzioni di novelle macchine. Allorquando Napoleone conquistatore vedeva, fremendo il valore inglese sul mare far fronte non solamente, ma dar pensiero e travaglio al valore francese, ed udiva come nome d´mimicissimo quello di Nelson, era Guglielmo Robinson anch´ esso al fianco del guerriero inglese. Serviva sulla fregata l´Iria quando nell´ abbordare e prendere l´Eroe, corsaro francese, ne riportò una ferita nella testa verso le coste di Svezia, e nel 18o3 nell´incendiare e distruggere una flottiglia Olandese a Bourghin-Obzie fu ferito nella parte destra del collo. Abile e destro nei trovati dell´ ingegno meritò la stima e la fiducia de´ suoi signori, e nel 18o5 fu destinato a dirigere le operazioni di esperimento de´ razzi Congrève, ai quali egli trovò in qualche guisa il modo di dare la direzione; e nella grande spedizione diretta da Smith contro Boulogne nel 18o6 comandò la forza de´ legni incendiarj di esplosione delle lance con macchine infernali delle barche cannoniere e razzicre; ed aveva egli trovato in tale occasione il modo di fare che nella mischia le cannoniere rivolgendosi non presentassero il lato al nemico, costruendole a doppio timone. Fu inviato nel mediterraneo in difesa di Ferdinando I, e quando le navi inglesi approdarono per la seconda volta in Sicilia, e sposarono la causa degli Augusti Borbone, egli seguiva quelle bandiere. Fino da questo momento la vita di Guglielmo Robinson entra a far parte della nostra storia: e il coraggio e il valore dimostrati a Messina dove comandò una divisione della flottiglia, e le spedizioni d´Ischia di Procida e gli assalti delle Calabrie furono egregi titoli a meritargli l´affezione di Ferdinando I il quale lo proponeva all´arsenale di Messina e lo nominava nel 1812 capitano di fregata nel 1813 Cavaliere di S. Ferdinando e del merito.
Quando Gaeta ritornò per la seconda volta in potere de´ Borbone, egli che si condusse valorosamente in quell´assedio, presentò a Ferdinando le chiavi della città, il quale soddisfatto e compiaciuto alle novelle prove di affetto, il nominava capitano di vascello, ed in memoria di quell´ assedio gli concedeva di apporre alle armi di famiglia due chiavi con la parola Gaeta. Lasciava dopo quell´epoca le bandiere napoletane, né gli fu colpa il lasciarle per quelle della patria, quando ebbe comando fra i primi, nella flottiglia inglese che volgeva all´antica Corcira. Quivi presedeva al comando del porto, quivi era massima parte ne´ consigli di Tommaso Maitland del quale temperava l´animo aspro e severo, ma reduce da quella repubblica ai servigi delle insegne napoletane fu accolto con lo stesso grado ed onorato di carichi più grandi. Ebbe la direzione di uno stabilimento di manifatture militari e quello della fabbricazione della polvere, e non è a dire quanto con la prontezza del suo ingegno giovasse alla migliore costruzione di vari oggetti militare non solo, ma anche a mille altri generi di manifattura come a dire le macchine a vapore le fabbriche delle nostre sete, e la coltura de´ semi indiani per colorirle , le fabbriche della nostre stoviglie; perocché egli studiava attentamente tutti i nuovi trovati delle più incivilite nazioni d´Europa, da’ quali nessuno rimaneva sconosciuto alle sue ricerche.
Pronto operoso infalicabile seppe con l´esempio del suo continuo travaglio fino agli ultimi tempi, mantenere fra i suoi dipendenti non solo la fatica, ma l´amore di essa. Antiveggente, come era, Vegliava su gli operanti a lui affidati, ne preveniva gli errori, anzi fu veduto, e la stessa mano che aveva trattato la spada, trattare gli ordegni del povero aperaio, e mostrargli con l´esempio il modo e la via del lavoro. Né fu grandezza d´incarico, o numero di esercizi bastevole a disanimarlo. Si voleva nuovo sperimento di strade alla Mac-Adam, e il Robinson conduceva a termine, quella della collina di Capodimonte, che dalle Reali delizie conduce a Miano. Negli ultimi giorni della sua vita presentava a Ferdinando II una macchina dalla quale si rilevasse la esatta inclinazione de´pezzi di artiglieria. Il Marchese Nunziante che mantenne con lui salda e costante amicizia, lo richiese di aiuto e consiglio nello scavo de´ pozzi artesiani, ed erano quelle indagini coronate da´più lieti successi. Pure in mezzo a tante fatiche pareva che l´animo sempre desto a nuove speculazioni, sempre giovine e vigoroso non facesse sentire al corpo l´età che ornai giungeva al tredicesimo lustro. Caro agli operai de´quali dirigeva i lavori. carissimo agli amici pel sapere e per la bontà e schiettezza dell´animo, non dovevano restar tanti pregi senza corona di vera gloria, e non poteva la morte di lui che essere da tutti compianta. La parola dell´umile ministro del Signore senza pompa di argomenti senza vanità di eloquenza, guidata solo dagli efficaci aiuti della grazia scendeva soavissima sull´animo del guerriero che apparecchiato a riceverlo prendeva conforto e vigore all´estremo passaggio. Il terribile flagello del morbo indiano che affliggeva Napoli e non meno Torre Annunziata dove egli dimorava lo tolse ai viventi nell´ottobre del 1835. Ma non restarono senza tributo di pubbliche lodi le virtù di un tant´uomo. La generosa cura di uno de´suoi più affezionati amici, nella chiesa di S. Maria del Carmine in Torre Annunziata, fece celebrargli solenni esequie con messa del Zingarelli eseguita dagli alunni del Collegio di Musica napoletano, e con apposita orazione funebre.
dall´amicizia di quél potente ministro, le prime occasioni, di poter dare alcuna prova della virtù del suo braccio e della sua mente, e chiamato a seguire le fortunate bandiere inglesi, sotto il comando del vincitore di Aboukir e di Trafalgar, alle scintille del valore non mancò il soccorso e la potente forza dell´emulazione e dell´esempio, perché quei semi di naturale virtù non fruttificassero opere generose. E Nelson ebbe caro Guglielmo e lo ebbe compagno ne´ fatti di guerra, e si giovò non solo del valore di lui nel combattere, ma altresì della pronta destrezza nelle invenzioni e nelle costruzioni di novelle macchine. Allorquando Napoleone conquistatore vedeva, fremendo il valore inglese sul mare far fronte non solamente, ma dar pensiero e travaglio al valore francese, ed udiva come nome d´mimicissimo quello di Nelson, era Guglielmo Robinson anch´ esso al fianco del guerriero inglese. Serviva sulla fregata l´Iria quando nell´ abbordare e prendere l´Eroe, corsaro francese, ne riportò una ferita nella testa verso le coste di Svezia, e nel 18o3 nell´incendiare e distruggere una flottiglia Olandese a Bourghin-Obzie fu ferito nella parte destra del collo. Abile e destro nei trovati dell´ ingegno meritò la stima e la fiducia de´ suoi signori, e nel 18o5 fu destinato a dirigere le operazioni di esperimento de´ razzi Congrève, ai quali egli trovò in qualche guisa il modo di dare la direzione; e nella grande spedizione diretta da Smith contro Boulogne nel 18o6 comandò la forza de´ legni incendiarj di esplosione delle lance con macchine infernali delle barche cannoniere e razzicre; ed aveva egli trovato in tale occasione il modo di fare che nella mischia le cannoniere rivolgendosi non presentassero il lato al nemico, costruendole a doppio timone. Fu inviato nel mediterraneo in difesa di Ferdinando I, e quando le navi inglesi approdarono per la seconda volta in Sicilia, e sposarono la causa degli Augusti Borbone, egli seguiva quelle bandiere. Fino da questo momento la vita di Guglielmo Robinson entra a far parte della nostra storia: e il coraggio e il valore dimostrati a Messina dove comandò una divisione della flottiglia, e le spedizioni d´Ischia di Procida e gli assalti delle Calabrie furono egregi titoli a meritargli l´affezione di Ferdinando I il quale lo proponeva all´arsenale di Messina e lo nominava nel 1812 capitano di fregata nel 1813 Cavaliere di S. Ferdinando e del merito.
Quando Gaeta ritornò per la seconda volta in potere de´ Borbone, egli che si condusse valorosamente in quell´assedio, presentò a Ferdinando le chiavi della città, il quale soddisfatto e compiaciuto alle novelle prove di affetto, il nominava capitano di vascello, ed in memoria di quell´ assedio gli concedeva di apporre alle armi di famiglia due chiavi con la parola Gaeta. Lasciava dopo quell´epoca le bandiere napoletane, né gli fu colpa il lasciarle per quelle della patria, quando ebbe comando fra i primi, nella flottiglia inglese che volgeva all´antica Corcira. Quivi presedeva al comando del porto, quivi era massima parte ne´ consigli di Tommaso Maitland del quale temperava l´animo aspro e severo, ma reduce da quella repubblica ai servigi delle insegne napoletane fu accolto con lo stesso grado ed onorato di carichi più grandi. Ebbe la direzione di uno stabilimento di manifatture militari e quello della fabbricazione della polvere, e non è a dire quanto con la prontezza del suo ingegno giovasse alla migliore costruzione di vari oggetti militare non solo, ma anche a mille altri generi di manifattura come a dire le macchine a vapore le fabbriche delle nostre sete, e la coltura de´ semi indiani per colorirle , le fabbriche della nostre stoviglie; perocché egli studiava attentamente tutti i nuovi trovati delle più incivilite nazioni d´Europa, da’ quali nessuno rimaneva sconosciuto alle sue ricerche.
Pronto operoso infalicabile seppe con l´esempio del suo continuo travaglio fino agli ultimi tempi, mantenere fra i suoi dipendenti non solo la fatica, ma l´amore di essa. Antiveggente, come era, Vegliava su gli operanti a lui affidati, ne preveniva gli errori, anzi fu veduto, e la stessa mano che aveva trattato la spada, trattare gli ordegni del povero aperaio, e mostrargli con l´esempio il modo e la via del lavoro. Né fu grandezza d´incarico, o numero di esercizi bastevole a disanimarlo. Si voleva nuovo sperimento di strade alla Mac-Adam, e il Robinson conduceva a termine, quella della collina di Capodimonte, che dalle Reali delizie conduce a Miano. Negli ultimi giorni della sua vita presentava a Ferdinando II una macchina dalla quale si rilevasse la esatta inclinazione de´pezzi di artiglieria. Il Marchese Nunziante che mantenne con lui salda e costante amicizia, lo richiese di aiuto e consiglio nello scavo de´ pozzi artesiani, ed erano quelle indagini coronate da´più lieti successi. Pure in mezzo a tante fatiche pareva che l´animo sempre desto a nuove speculazioni, sempre giovine e vigoroso non facesse sentire al corpo l´età che ornai giungeva al tredicesimo lustro. Caro agli operai de´quali dirigeva i lavori. carissimo agli amici pel sapere e per la bontà e schiettezza dell´animo, non dovevano restar tanti pregi senza corona di vera gloria, e non poteva la morte di lui che essere da tutti compianta. La parola dell´umile ministro del Signore senza pompa di argomenti senza vanità di eloquenza, guidata solo dagli efficaci aiuti della grazia scendeva soavissima sull´animo del guerriero che apparecchiato a riceverlo prendeva conforto e vigore all´estremo passaggio. Il terribile flagello del morbo indiano che affliggeva Napoli e non meno Torre Annunziata dove egli dimorava lo tolse ai viventi nell´ottobre del 1835. Ma non restarono senza tributo di pubbliche lodi le virtù di un tant´uomo. La generosa cura di uno de´suoi più affezionati amici, nella chiesa di S. Maria del Carmine in Torre Annunziata, fece celebrargli solenni esequie con messa del Zingarelli eseguita dagli alunni del Collegio di Musica napoletano, e con apposita orazione funebre.
LO STRILLONE – Venerdi 9 Settembre 2011.