Non sono finite le belle sorprese al Festival del Cinema e, a quanto pare, ci sono tutti i presupposti affinché questi “primi passi” possano definitivamente aprire il cinema alla verità storica. Staremo a vedere.
Nel frattempo accogliamo con vero piacere la notizia del riconoscimento assegnato a due giovani registi, figli fedeli della Terra di Calabria, che hanno avuto il coraggio di esporre le ragioni di una Causa che, nonostante il suo irrefrenabile dilagare, ha ancora troppo pochi eletti per innescare quella “rivoluzione culturale”, pacifica e democratica, di cui la nostra Gente ne ha un urgente bisogno.
Nel frattempo accogliamo con vero piacere la notizia del riconoscimento assegnato a due giovani registi, figli fedeli della Terra di Calabria, che hanno avuto il coraggio di esporre le ragioni di una Causa che, nonostante il suo irrefrenabile dilagare, ha ancora troppo pochi eletti per innescare quella “rivoluzione culturale”, pacifica e democratica, di cui la nostra Gente ne ha un urgente bisogno.
Cap. Alessandro Romano
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Festival del cinema di Venezia, ai calabresi Felice D’Agostino e
Arturo Lavorato il premio Orizzonti per un corto dedicato a
Nicola Zitara.
Arturo Lavorato il premio Orizzonti per un corto dedicato a
Nicola Zitara.
Da SCIROCCO, eventi del SUD del 10/09/2011.
Buone notizie per il cinema italiano e, in particolare per la Calabria, dalla sezione Orizzonti della 68^ Mostra del Cinema di Venezia. Sono stati premiati, infatti, i registi calabresi Felice D’Agostino e Arturo Lavorato per il cortometraggio “In attesa dell’avvento” (il premio Orizzonti come miglior film, riservato ai lungometraggi, è andato a “Kotoko” del regista giapponese Shinya Tsukamoto). Questa la motivazione del riconoscimento a D’Agostino e Lavorato, rispettivamente nativi di Tropea e Vibo Valentia: “Dando nuova energia alla lunga tradizione di cinema che utilizza materiale d’archivio, ‘In attesa dell’avvento’ crea un prisma cinematografico che esplora i lati oscuri delle politiche passate e delle cruciali implicazioni sulle incertezze del presente”.
Felice D’Agostino
L’opera è dedicata a Nicola Zitara, economista di Siderno scomparso di recente, il principale teorico del neomeridionalismo, coniatore della definizione dell’unità d’Italia come “nascita di una colonia”. Non a caso i due documentaristi considerano questa come un’opera preparatoria al nuovo lungo “contro il risorgimento” ancora in fase di ricerca e scrittura. Proprio Zitara viene citato dai due nella dichiarazione ufficiale per il Festival: “Se si riconosce che il Mezzogiorno è una colonia, la lotta per il suo riscatto deve essere condotta su due binari: il binario nazionale contro lo sfruttamento esterno e il binario sociale contro le classi mediatrici della soggezione”. Nella dedica finale del film compare a fianco al nome di Zitara quello di Ciccio Svelo, avvocato di Reggio Calabria, in riferimento a tante battaglie politiche e civili, anch’egli scomparso da pochi giorni.
Dopo il Torino Film Festival, dove vinsero nel 2005 e dove tornarono in concorso per tre anni di seguito, dopo Firenze, dove concorsero col docu-lungo “in amabile azzurro” alla cinquantesima edizione del Festival dei Popoli e la partecipazione a vari festival internazionali i due autori calabresi Felice D’Agostino e Arturo Lavorato sono sbarcati al lido di Venezia con il cortometraggio di 20 minuti, poi risultato vincitore, “In attesa dell’avvento”. La sezione Orizzonti per la quale il corto è stato selezionato è definita dall’organizzazione come “un viaggio in compagnia di corti medi e lungometraggi, per affrontare la questione del racconto cinematografico senza negarne la dimensione emotiva e sensuale”.
Dopo il Torino Film Festival, dove vinsero nel 2005 e dove tornarono in concorso per tre anni di seguito, dopo Firenze, dove concorsero col docu-lungo “in amabile azzurro” alla cinquantesima edizione del Festival dei Popoli e la partecipazione a vari festival internazionali i due autori calabresi Felice D’Agostino e Arturo Lavorato sono sbarcati al lido di Venezia con il cortometraggio di 20 minuti, poi risultato vincitore, “In attesa dell’avvento”. La sezione Orizzonti per la quale il corto è stato selezionato è definita dall’organizzazione come “un viaggio in compagnia di corti medi e lungometraggi, per affrontare la questione del racconto cinematografico senza negarne la dimensione emotiva e sensuale”.
Arturo Lavorato
Veniamo al cortometraggio. Venti minuti contro 150 anni. A seguire i due documentaristi in questa nuova tappa ci sono gli stessi compagni di viaggio degli ultimi film, i paesani di Nicotera Marina, coinvolti in un percorso sempre più drammaturgico e sempre meno documentaristico. In Particolare Francesco Saverio Pagano e Toni Capua, ormai preziosi collaboratori dei registi, e Jerri Gallone e Giuseppe Carbone, di fatto protagonisti principali del film, insieme ad altre e altri che qui sarebbe lungo elencare.
Così D’Agostino e Lavorato parlano del loro lavoro nella sinossi ufficiale del corto: “1861 – 1971 – 2011. Date. Saldi puntelli della retorica ufficiale a formulare e riformulare l’interpretazione della storia avvenuta. L’Unità d’Italia e le sue celebrazioni, 1861, ci colgono in questo difficile 2011 con una retorica che cozza forte contro gli irrisolti della storia italiana. Giocando allora con questa banalità della storia fatta a date, incuneiamo in questo binomio celebrativo il 1971 della rivolta a Reggio Calabria… Il passato oscuro che ritorna con le sue ombre inquietanti a turbare l’ordine retorico con cui si vorrebbe governare un presente di crisi”.
Così D’Agostino e Lavorato parlano del loro lavoro nella sinossi ufficiale del corto: “1861 – 1971 – 2011. Date. Saldi puntelli della retorica ufficiale a formulare e riformulare l’interpretazione della storia avvenuta. L’Unità d’Italia e le sue celebrazioni, 1861, ci colgono in questo difficile 2011 con una retorica che cozza forte contro gli irrisolti della storia italiana. Giocando allora con questa banalità della storia fatta a date, incuneiamo in questo binomio celebrativo il 1971 della rivolta a Reggio Calabria… Il passato oscuro che ritorna con le sue ombre inquietanti a turbare l’ordine retorico con cui si vorrebbe governare un presente di crisi”.