Il Movimento Neoborbonico ha cominciato molti anni fa la sua battaglia di denuncia per difendere dalla speculazione e salvaguardare dal degrado il Carditello, autentico gioiello di architettura, arte e civiltà agreste.
Allo stesso tempo, attraverso le pagine della Rete, abbiamo puntualmente diramato le denuncie e le sconfortanti foto della lenta agonia del Real Sito, inviateci dai nostri collaboratori ed attivisti.
I nostri messaggi più importanti sono stati:
06 – 245 – In vendita il Carditello;
06 – 291 – Salviamo il Carditello;
06 – 296 – Difendiamo il Carditello;
07 – 006 – Il Carditello è salvo ? ;
07 – 016 – A proposito del Carditello;
08 – 122 – Riapre il Real Sito del Carditello;
11 – 024 – E´ di nuovo allarme Carditello;
11 – 036 – Il Real Sito del Carditello;
11 – 131 – Allarme Carditello.
Come leggerete da quanto di seguito riportato, numerose ed intricate sono state le vicissitudini di questo magnifico monumento, ma ora sembra che si stia arrivando all´epilogo finale di una devastazione annunciata.
Nel disperato tentativo di salvare comunque il Carditello, nei giorni scorsi abbiamo sparato quante cartucce avevamo in possesso, coinvolgendo ancora una volta il Simbolo vivente della nostra identità, tanto che domenica prossima 4 dicembre la tragedia del Sito Reale sarà oggetto della seguitissima trasmissione televisiva “REPORTER” in onda su RAI 3.
Propagandatela quanto potete, è l´ultima opportunità che abbiamo per salvare questa reggia magnifica.
Cap. Alessandro Romano
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Le vicissitudini del Sito Reale di Carditello
che da centro di irradiazione del dispotismo illuminato
decade gradualmente e
diviene il fulcro di interessi dalla dubbia finalità.
di
Ciro Teodonno
Domenica mattina, ascoltando Radio 3 RAI, durante il filo diretto di Prima Pagina, il vice direttore del Foglio Alessandro Giuli, in risposta a un ascoltatore, promulgava nell´etere quello che a nostro giudizio è uno dei più diffusi e duraturi luoghi comuni italiani. «In Italia abbiamo i tre quarti delle opere d´arte mondiali!» È risaputo che lo sciovinismo, comune a ogni paese, pretenderebbe per la patria ogni sorta di primato.
Quest´ultimo italico vessillo, basato, non si sa su quale catalogazione (quella italiana è probabilmente ferma solo a un quinto del potenziale patrimonio ma soprattutto non sappiamo neanche quale possa essere quello degli altri paesi, di quelli con una storia altrettanto o ancor più antica della nostra) si fonda però su un singolare contrasto, più unico che raro. Infatti, il vanto non corrisponde quasi mai alla tutela, quasi bastasse questo a far sì che i nostri monumenti superassero le ingiurie del tempo e del nostro malcostume. Concludiamo con questi presupposti i nostri incontri con l´architetto Eugenio Frollo che ci offre, ancora una volta, la sua appassionata visione dell´Ager Campanus e dei suoi tesori dimenticati.
Cos´è Carditello?
«Innanzitutto bisogna sfatare un mito, ovvero quello che la casa reale borbonica fosse dedita solo allo svago, alla caccia alla vita curtense. In realtà avevano un altissimo senso del territorio e conoscevano tutti i metodi dello sfruttamento più razionale. Le testimonianze che abbiamo, sono poi complementari, abbiamo San Leucio, che era l´azienda manifatturiera modello, si basava su un proprio statuto e i lavoratori partecipavano agli utili, avevano le loro case! Altrettanto era Carditello, come azienda agro-zootecnica. Sorgeva in un luogo abbondantemente popolato da selvaggina, utile per gli approvvigionamenti reali, in un sito che attual
mente è nel comune di San Tammaro, in una località chiamata la Piana dei Mazzoni.
mente è nel comune di San Tammaro, in una località chiamata la Piana dei Mazzoni.
Fu sempre Carlo III, il più eclettico, il più geniale dei Borbone, che dette quest´idea di impiantarvi una tenuta, un presidio, con scuderie, ricoveri per animali, per gli attrezzi agricoli e cose del genere. Opera che fu poi ripresa da Ferdinando IV, come vero e proprio casino reale, vera e propria residenza agricola, affidando il progetto al miglior allievo di Vanvitelli, Francesco Collecini (in realtà sembra che anche Vanvitelli abbia contribuito al progetto del 1744). Decaduta la monarchia borbonica, il destino di Carditello è particolarmente sventurato!».
Quali sono le caratteristiche del sito reale?
«Un’architettura straordinaria, che diviene organizzazione economica dell´agricoltura e della zootecnia. Un approccio produttivo ma molto rispettoso dell´ambiente circostante. Ma vorrei seguire con la sventurata storia del sito. Dopo i Borbone, questo luogo meraviglioso passa di mano in mano; prima alle famiglie dei reduci di guerra, dell´opera nazionale combattenti, dopo l´Unità. Diviene poi un deposito d´armi e una polveriera; poi l´occupazione americana e la polveriera esplose! Poi ancora il Consorzio di Bonifica originario, quello di Capua e Carditello, vi mise degli uffici, assolutamente impropri, compresa anche una stazione dei carabinieri e una scuola.
Subentrò ancora il consorzio di bonifica, l´attuale quello del Bacino Inferiore del Volturno, ma intanto, la Cassa per il mezzogiorno vi aveva istallato un laboratorio di analisi! Venne fuori che con tutti questi usi impropri, gran parte dell´apparato decorativo, o era stato danneggiato o asportato. Vi è solo un piccolo momento di splendore, quando si decise di spendevi i fondi del gioco del lotto destinati ai restauri, 2.582.284,50 euro, con i quali si restaurò il fabbricato principale, lasciando nel frattempo macerare le coperture degli altri fabbricati, ormai allo stato di fatiscenza. Questi restauri hanno fatto sì che Carditello fosse aperto in qualche occasione, si sono svolti convegni, manifestazioni, un bellissimo concerto di Nicola Piovani per sensibilizzare l´opinione pubblica. Ci sono state aperture straordinarie, visite guidate, che hanno consentito di portare alla ribalta il problema, che nel frattempo si andava sempre più concretizzando».
E oggi?
«L´ennesima sciagura di questo luogo! Circa una trentina d´anno fa, grosso modo, il Banco di Napoli prestò al Consorzio di Bonifica la bellezza di cinquanta miliardi di lire. A quei tempi, come erogazione a favore di enti a vocazione agricola era una cosa abbastanza normale e non ci deve meravigliare più di tanto. Ci meraviglia però il fatto che, questo vecchio debito sia venuto fuori, casualmente, proprio un annetto e mezzo fa! Infatti il Banco di Napoli, oggi San Paolo, affida la gestione dei propri movimenti a una società, la S.G.A., (Società Gestione Attività) che rispolverando vecchie carte, trova questo debito del Consorzio. Va dal Consorzio per riscuotere quei soldi che questi non ha, ma ha il sito borbonico di Carditello!
Questo, non essendo un ente di beneficenza, in quattro e quattr´otto mette all´asta Carditello per recuperare i soldi. Il sito viene affidato a un custode giudiziario e se ne fa una perizia estimativa. Che visto lo stato di fatiscenza della struttura, gli si assegna un valore assolutamente immobiliare. Fissa un valore, guarda caso, di 25.000.000 euro. Giusto l´ammontare del debito in euro e senza considerare il valore storico degli edifici.
Qui incominciano i miei sospetti. Vi sono degli elementi assolutamente incompatibili, innanzitutto stiamo parlando di un bene culturale, di un´opera architettonica del Collecini, all´interno vi sono dipinti di Philipp Hackert, Fischetti e Durante che, pur se parecchio depredata, ha un valore che non può essere quantizzato in moneta. Ma proseguendo la storia, non potendo recuperare i venticinque milioni di euro, il sito viene messo in vendita all´asta per rifarsi della somma prestata.»
Come un qualsiasi comune appartamento …
«Già è assai che non sia stato smembrato e venduto a pezzi. Così come l´appezzamento agricolo, che non è più duemila ettari ma mille e settecento, ma è pur sempre ragguardevole. Meno male che viene considerato un unicum e non viene smembrato e venduto a pezzi! L´altro aspetto che lascia senza parole e che se si va su internet, sul sito delle aste immobiliari, trovi Carditello, come se fosse un edificio qualsiasi. Dov´è la Regione? E il MIBAC?».
Pensa a una sorta di prelazione?
«Esiste il diritto di prelazione, lo stabilisce la legge! Comunque, nel frattempo, il Consorzio di Bonifica ha maturato un credito con la Regione e la situazione potrebbe essere questa: per scongiurare l´asta e pagare il debito alla S.G.A., questa si accontenterebbe di circa 9.500.000 euro, questo perché ci sono dei tentativi di transazione, naturalmente. Il debito della Regione nei confronti del Consorzio ammonta a 7.000.000 euro, che il Consorzio prenderebbe e assieme a qualche altra cosa da racimolare in giro, tra comuni ed enti vari raggiungerebbe facilmente i nove milioni e mezzo, necessari per pagare il suo debito e salvando Carditello. Dopo sarà un problema nostro impegnarci per evitarne la definitiva rovina. Del resto Carditello è in progressivo disfacimento e il suo valore va man mano diminuendo, è una perdita …»
Per questo le ultime due aste sono andate deserte?
«Paradossalmente c´è il rischio che possa esser dato via per pochi soldi. Infatti la S.G.A. accetta la transazione perché non le conviene portare alle lunghe l´asta, proprio perché il sito va progressivamente deprezzandosi».
Non c´è nient´altro sotto?
«C´è il forte sospetto che sotto tutto questo ci sia la mano della camorra. Perché intervenire alle aste è una sua prassi, per riciclare il denaro sporco in queste grosse spese. Non conta nulla che poi di quel luogo la camorra non ne fa nulla, l´importante è far circolare il denaro sporco».
Senza un ritorno?
«La camorra non ragiona da imprenditore, tutto quel denaro non gli serve, o lo portano in Svizzera o comprano Carditello. Siamo a cinque chilometri da Casal di Principe, a tre chilometri dalla discarica di Ferrandelle … secondo lei che cosa se ne può fare di quel luogo? Una discarica va benissimo!».
Un introito comunque … un modo quindi di pulire i soldi e di far perdere le tracce della filiera e contemporaneamente di lucrarci sopra …
«Esatto! Ma si noti che l´impegno politico è zero! L´unica a impegnarsi, anche in questo caso, è Agenda 21! Un´associazione di cittadini con un minimo di onestà intellettuale. L´unica a capire il punto di non ritorno davanti al quale ci si trova. Infatti, perdendo Carditello, sarebbe il primo caso in Italia dove un bene culturale verrebbe venduto all´asta ai privati. È la cartolarizzazione! A questo punto ci vendiamo anche la Reggia di Caserta! Che ci vogliamo togliere più?».
Il Vesuvio!
«Certo! Ma anche con un´eventuale salvezza di Carditello bisogna vedere cosa farne! Iniziare un processo di valorizzazione, a costo di andare noi personalmente a pulire, a presidiare, a impedire che rubino gli scalini, i cancelli, gli stemmi, i caminetti, i dipinti e chissà cos´altro! Non è importante che sia proprietà del Consorzio di Bonifica, può essere anche una gestione collettiva di enti: Regione, Provincia, Comune, Consorzio, privati imprenditorialmente positivi, illuminati; creando quello che io chiamo il Polo di Rilancio del Settore Agro-alimentare e zootecnico della Campania. Quello che serve all´economia campana per riprendersi.»
Più nello specifico?
«Sono 98.000 m³ di costruzione che può avere degli usi compatibili come laboratori didattici universitari, il Consorzio della Mozzarella di bufala che vorrebbe farci gli uffici, una parte museale espositiva, magari sotto la sorveglianza del Ministero, come si fa nella reggia di Venaria Reale in Piemonte o nella stessa San Leucio, dove vi sono tariffe per l´uso delle sale per conferenza e per le riprese cinematografiche».
Ma non c´era un vincolo per questi beni?
«Certo, la Costituzione li tutela ma non c´è più da parte del Ministero la proprietà, quella può averla anche un privato, il vincolo c´è ugualmente, ma è un vincolo a distanza! Chi controlla? Io penso che ci vorrebbe l´esercito! Sui Regi Lagni come su Carditello ci vorrebbero i soldati a sorvegliarli, una volta che si innescasse il processo virtuoso … ».
Magari richiamandoli dai fronti esteri …
«Giusto! E portarli sul nostro fronte interno».