6 AGOSTO 1863/2018. PIETRARSA E LA FIAT, I BORBONE, GLI AGNELLI ECC. ECC.
Era il 6 agosto del 1863 quando i bersaglieri caricarono gli operai nella fabbrica di Pietrarsa solo perché protestavano per difendere quel lavoro che con i Borbone avevano (“fora i savoia” scrissero sulle mura) e con i savoia stavano perdendo (tra licenziamenti e prime forme di assistenzialismo sterile). Ne morirono almeno 7, alcuni giovanissimi, come rivelarono alcune mie ricerche archivistiche in anni nei quali in tanti neanche sapevano dove fosse Pietrarsa. Nel 1860 quella era la più grande fabbrica metalmeccanica d’Italia (1050 operai, solo 480 quelli dell’Ansaldo, la Fiat sarebbe nata solo nel 1899). La storia è fatta spesso di numeri e non di pre-concetti stupidi: a Pietrarsa il trend di crescita per operai e per produzione era più che positivo e dal 1860 diventò negativo e visto che si producevano motori, locomotive e binari (che potevano essere acquistati dai governi e non dai privati), vuol dire che qualcuno in italia decise, dopo aver massacrato gli operai, di far chiudere Pietrarsa e di far nascere… la Fiat. Senza calcolare gli ammortizzatori sociali (quanti miliardi per le casse integrazioni?) o le leggi “speciali” (rottamazioni e roba simile), dalle parti di Torino, dal 1977, hanno ricevuto 7,6 miliardi (!) di euro pubblici. Tutto il cristiano rispetto per Marchionne che non c’è più (non ditelo a noi ma magari a chi lo ha sostituito con conferenze stampa in mondovisione e salutato con titoloni in prima pagina prima che morisse) ma questi hanno licenziato 90.000 dei loro 120.000 operai, delocalizzato quasi tutta la produzione, sedi legali e fiscali incluse. Questo lo stile di Agnelli, “sabaudo illuminato” (parola di C. Stevens, il loro avvocato). Uno stile che ci ricorda (cambiate le cose da cambiare, per carità) quello sabaudo ottocentesco (prima si sparava sugli operai, oggi li licenziano o li precarizzano senza pietà). E (consentitecelo) ci ricorda pure lo stile-Juve: l’importante è solo e sempre e comunque vincere: ditelo a quelli del torinese Tuttosport e compagni che prima gridano “la Juve non c’entra nulla con Fiat/FCA” e poi sparano titoloni con “Grazie Marchionne” e foto del manager e di CR7 (comprato allora forse anche grazie agli storici contributi -anche nostri- concessi alla Fiat). Lo sappiamo che alla fine vincono i bersaglieri, i manager dello stile sabaudo e la Juve ma a noi questa roba non piace e preferiamo restare borbonici. E oggi preferiamo ricordare i primi martiri della storia operaia (Luigi Fabbricini, Aniello Marino, Domenico Del Grosso, Aniello Olivieri i loro nomi finora accertati). È una scelta di vita. È tutta un’altra storia nella quale non sempre chi vince è migliore di quello che perde. E non è detto che sia destinato a perdere sempre.
Gennaro De Crescenzo