ROTTAMIAMO LE TARGHE, LE STATUE ED
I SIMBOLI DELLA COLONIZZAZIONE
DEL SUD E DELLA SICILIA
di
Ignazio Coppola
Qualche giorno fa, nella rubrica “Società”, del Giornale di Sicilia, campeggiava a tutta pagina un titolo ad effetto “ Bixio carnefice”, il sindaco cambia la targa ed è polemica..
L’articolo a firma di Sergio Granata, a proposito di una sempre più attuale querelle sul risorgimento, riproponeva la pervicace opera, quasi una missione, del sindaco di Capo d’Orlando, Enzo Sindoni, nel suo intento, come egli stesso sostiene nell’articolo in questione, di riaprire un dibattito su una pagina di storia che mortifica l’onore della Sicilia e la memoria dei Siciliani che a Bronte, Mirto, Alcara e Milazzo furono massacrati da Bixio e dal suo seguito. Il primo cittadino di Capo d’Orlando non è nuovo a gesti significativi, dimostrativi e, soprattutto, meritori di questo genere.
Come molti ricorderanno, nel luglio del 2008 Enzo Sindoni, a conclusione di un convegno che aveva dibattuto sui mali che ne vennero alla Sicilia e al Mezzogiorno dall’invasione garibaldina e dal successivo mal digerito processo di unificazione che costò alla nostra isola lacrime e sangue, si risolse, confortato da una delibera di giunta, di picconare ed abbattere la targa che intitolava la Piazza a Giuseppe Garibaldi, per sostituirla con un’altra “Piazza 4 Luglio 1299”, dedicata ad un evento storico che, in quella data, ricordava una battaglia navale avvenuta nelle acque antistanti Capo d’Orlando. Una battaglia che vide protagonista Federico III, rex siculorum, e che tendeva ad esaltare lo spirito di autonomia e di indipendenza dei siciliani contro le ingerenze straniere papali, spagnole e francesi. Da siciliano che ama la sua terra, quel gesto eclatante, ripreso dalla televisioni e dagli organi di stampa nazionali e stranieri, era un chiaro e preciso messaggio, ossia la rimozione di una “damnatio memoriae” e di una disinformazione storica ai quali i siciliani erano stati costretti a soggiacere da una storiografia ufficiale e di maniera ascara e servile, alla retorica risorgimentale e, peggio ancora, manipolata ed occultata dalla storiografia scolastica.
Come dare torto, allora come oggi, al Sindaco di Capo d’Orlando che rimuovere, abbattere e modificare didascalie di targhe dedicate a conquistatori e predatori della Sicilia sia cosa buona e giusta? Oggi all’ ” eroe dei due mondi” che conquistò (altro che liberare) il Regno delle Due Sicilie corrompendo i generali borbonici (e truffandoli come nel caso di Landi), con l’aiuto determinante della mafia in Sicilia e della camorra a Napoli e con il sostegno della massoneria, depredando (non smentendo così i suoi trascorsi di corsaro in sud America) i depositi e i risparmi del Banco di Sicilia e di Napoli, sono dedicate nel nostro paese più di 5000 tra piazze, strade, teatri, scuole, navi, stadi, statue e fondazioni. Un po’ troppo, roba da guinness dei primati, per questo personaggio controverso che una rilettura della storia e della sua esistenza ci consegna come corsaro, predone, corruttore, amico, in occasione dell’impresa dei mille, dei mafiosi e dei camorristi, evasore fiscale e, addirittura, negriero. Per cui, sarebbe più che giusto disarcionarlo dalle numerose statue equestri, disseminate nelle piazze dei nostri paesi e delle nostre città, ed abbattere e modificare nelle vie urbane le targhe a lui e ai suoi sodali, troppo generosamente dedicate da toponomastiche compiacenti.
Ed è per questo assolutamente condivisibile, dopo l’abbattimento, qualche anno fa, della targa intestata a Garibaldi nell’omonima piazza, l’ulteriore atto dimostrativo di questi giorni del sindaco Sindoni di aggiungere nella targa della via di Capo d’Orlando dedicata a Nino Bixio, la dovuta precisazione storica di “Carnefice” , rendendo onore e memoria alle vittime di quella strage, che il nome oggetto della targa è quello dell’autore del massacro di Bronte avvenuto nell’ agosto del 1860. Appunto Nino Bixio, il killer che agì a Bronte, su mandato di Garibaldi, a protezione e tutela della ducea di Nelson e degli interessi inglesi che avevano sponsorizzato a piene mani l’impresa garibaldina.
E’ singolare ed indicativa la storia di questo personaggio, al quale sono dedicate e disseminate in Italia innumerevoli strade, scuole piazze e quant’altro, che non solo a Bronte, ma in tante altre occasioni ed in altri luoghi, si distinse per brutalità, barbarie ed eccessi frutto del suo carattere violento e paranoico oltre ogni misura d’immaginazione e di elementare umanità.
Sempre vocato ad ogni forma di autoritarismo repressivo, fu, per questo suo carattere violento, protagonista di duelli, come quello avuto con il “patriota” siciliano Agnetta, da lui preso a schiaffi perché si era rifiutato di obbedire ai suoi imperiosi ordini. Ed ancora le continue risse ed i diverbi avuti con l’altro “patriota” siciliano, Giuseppe La Masa, con il quale, in occasione della presa di Palermo, erano arrivati quasi al punto di spararsi vicendevolmente per il fatto che il focoso generale aveva preso a nerbate alcuni “picciotti” dello stesso La Masa che, a suo giudizio, stavano intralciando e ritardando il suo veloce incedere verso Palermo.
Per rendersi meglio conto del personaggio e della sua indole basta, poi, leggere in proposito gli avvisi ed i proclami, a sua firma, fatti affiggere in occasione del massacro di Bronte nei paesi del circondario catanese che, appunto, non avevano nulla da invidiare a quei proclami affissi dai nazisti nei territori d’occupazione 80anni dopo.
Per concludere e per dare l’esatta misura del personaggio in questione, val bene ricordare il suo delirante antimeridionalismo, al pari del suo sprezzante razzismo, a proposito di quanto della Sicilia e dei siciliani pensava ed ebbe a scrivere testual
mente in una lettera inviata, nel corso dell’impresa dei mille, alla moglie Adelaide: ”Un paese che bisognerebbe distruggere e gli abitanti mandarli in Africa a farsi civili”.
mente in una lettera inviata, nel corso dell’impresa dei mille, alla moglie Adelaide: ”Un paese che bisognerebbe distruggere e gli abitanti mandarli in Africa a farsi civili”.
Ebbene, da 150 anni, essendo a personaggi come Garibaldi, Bixio, Cialdini, La Marmora, Govone, Vittorio Emanuele II, Crispi e tanti altri dedicate, ad ogni piè sospinto, soprattutto nel Meridione ed in Sicilia strade, vie, piazze, scuole e quant’altro per ricordarceli come “liberatori” e “civilizzatori” del Meridione e della Sicilia, è arrivato il momento che, prendendo coscienza che costoro non furono affatto liberatori e civilizzatori, bensì conquistatori, massacratori ed affamatori del Sud, si comincino a rimuovere e a distruggere, in ogni luogo ed in ogni dove, targhe, memorie e testimonianze fuorvianti di una verità che ci è stata sempre negata dalle storiografie ufficiali, patriottarde e di regime.
Ed a questo punto l’augurio è che, alla iniziativa del sindaco di Capo d’Orlando, possano seguirne, nella stessa direzione, molte altre, da parte di altri sindaci ed amministratori, al fine di aprire una discussione su quelle pagine di storia che ribadiamo, come sostiene Sindoni, mortificano l’onore della Sicilia e la memoria dei Siciliani. Ed in questo senso che, sulla confacente rimozione di targhe, o sarebbe meglio dire per usare un termine oggi in voga “ rottamazione”, di simboli e di statue ( quelle dei Savoia in particolare) sarebbe opportuno, schierandosi dalla parte di Sindoni, con convinzione e la giusta determinazione, aprire un doveroso dibattito con l’obbiettivo di rimuovere tutti quei simboli che fanno torto e mortificano con la loro presenza nelle vie e nelle piazze la vera storia dei siciliani e delle popolazioni meridionali.