S.A.R. Carlo di Borbone
Carlo di Borbone
ospite di Ischia di Castro
ospite di Ischia di Castro
Sabato 29 ottobre il Duca di Castro torna nei suoi territori
Dopo tre secoli e mezzo il Duca di Castro torna, simbolicamente, nel suo territorio. Un “riappropriarsi della memoria storica” che avverrà concretamente, grazie all’impegno del Comune di Ischia di Castro, sabato mattina 29 ottobre in occasione della intitolazione del piazzale antistante gli scavi dell’antica Città di Castro, con la partecipazione del Principe Carlo di Borbone, duca di Castro, discendente dei regnanti del Regno di Napoli e della famiglia Farnese.
Il Duca visiterà il Comune dove verrà ricevuto dal sindaco Salvatore Serra e dalle autorità locali. Per questa occasione, tra l’altro, riceverà in omaggio la riproduzione di un’antica mappa del ducato di Castro e Roncoglione.
La costituzione del Ducato di Castro e Ronciglione ad opera di Papa Paolo III Farnese avvenne nel 1537 e rappresentò la base di questa ardita famiglia, d’origine altoviterbese, per assicurasi il domino sui territori della Chiesa e successivamente su quelli della Lombardia, attraverso il Ducato di Parma e Piacenza.
Il Ducato di Castro comprendeva un territorio delimitato tra i fiumi Fiora e Marta, il lago di Bolsena ed il Mar Tirreno: vi erano annessi il Ducato di Latera e, sui Monti Cimini, la Contea di Ronciglione.
Il piccolo stato nello stato ebbe come capitale una suggestiva cittadina arroccata su un’alta rupe tufacea, già sede etrusca. Il primo duca fu Pier Luigi Farnese figlio di Paolo III.
Il primo nucleo del Ducato fu realizzato con i possedimenti della moglie di Pier Luigi, Girolama Orsini, che portò in dote i castelli di Cellere e Pianiano.
Per 10 anni i Farnese si alternarono tra i il Ducato di Castro e quello di Parma e Piacenza.
Il declino del Ducato iniziò con Ranuccio I, figlio di Alessandro. Con la successione di Odoardo al padre Ranuccio I, si perpetuò una gestione dei possedimenti poco lungimirante: ne fu testimonianza la scellerata dichiarazione di guerra mossa alla Spagna senza neanche avvertire il pontefice Urbano VIII, che, per via di questa maldestra iniziativa, lo scomunicò movendo guerra al piccolo stato. Malgrado la capitolazione di Castro, tramite l’interessamento personale del Re di Francia, imparentato con i Farnese, Odoardo riuscì ad ottenere lo scioglimento dalla scomunica e a firmare un trattato di pace con il Papato.
Alla morte di Odoardo, avvenuta nel 1646, gli succedette il figlio sedicenne Ranuccio II che ereditò oltre ai debiti preesistenti anche quelli dell’inutile guerra intrapresa dal padre. Durante le trattative tra il Ducato e il Papato per la nomina del nuovo vescovo di Castro, si scatenò l’irreparabile. Alla morte di Urbano VIII salì al soglio pontificio Giovan Battista Panfilij, col nome di Innocenzo X, cognato di donna Olimpia Maidalchini, acerrima nemica dei Farnese.
Il papa nominò vescovo Cristoforo Giarda senza consultare Ranuccio II: questi, irritato, dispose di impedire l’accesso al nuovo prelato. A sua volta il pontefice ordinò al vescovo di prendere possesso della diocesi. Diretto da Roma a Castro, nelle vicinanze di Monterosi, il prelato venne ucciso da alcuni sicari. L’assassinio rappresentò per Innocenzo X un valido motivo per eliminare Il Ducato.
Dette ordine al Governatore di Viterbo, Giulio Spinola, di istruire un processo che stabilì la responsabilità diretta dei Farnese: da qui scaturì la decisione di attaccare il Ducato. Malgrado gli sforzi di Ranuccio II Castro capitolò il 2 settembre 1649 e otto mesi dopo il Papa ne ordinò la totale demolizione: edificio dopo edifico, tutti furono abbattuti, compresa la chiesa principale, la zecca, le abitazioni gentilizie.
Oggi, Castro è un’alta rocca tufacea in cui lacerti di mura, pietre lavorate e gli ingressi di ambienti sotterranei sono avvolti suggestivamente dal una vegetazione lussureggiante. All’inizio del sentiero che dal parcheggio e dalla piccola chiesa porta all’antica città, un masso tufaceo recita: ‘Qui fu Castro’.
Il Comune di Ischia di Castro, con la cerimonia di sabato, alla presenza del Duca, intende ridare vigore ad un luogo legato alla memoria storica non solo del paese ma dell’intero territorio della Tuscia.
Per l’occasione saranno presenti i vertici del Movimento e tutti i compatrioti ed amici che vorranno prendere parte alla consegna dell’importante riconoscimento al Simbolo vivente della nostra identità.
Per ulteriori informazioni contattare la Redazione della Rete di Informazione o la Segreteria del Movimento.
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