“Incredibile, Varese ama l’Italia é il Sud che snobba l’Unità”.
Finalmente Aldo Cazzullo comincia a capire con chi ha a che fare.
Infatti appaiono interessanti le dichiarazioni che il giornalista e scrittore ha rilasciato in un’intervista televisiva riportata dal quotidiano LA PROVINCIA DI VARESE, nella pubblicazione del 6 settembre 2011.
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VARESE (c. fra.) «”Viva l’Italia” lo dicono più volentieri al Nord che al Sud».
Parola di Aldo Cazzullo editorialista del Corriere della Sera, domenica sera ospite di VareseNews con lo spettacolo di presentazione del suo ultimo libro, “Viva l’Italia”, appunto.
Cazzullo, girando l’Italia con lo spettacolo, ha notato un sentimento poco conosciuto in tempi di Lega al potere, ma ben presente nei cuori del Sud del Paese: «Nel Meridione si sono sentiti conquistati dai piemontesi, non liberati dall’oppressore borbonico. Nel finale dello spettacolo, vengono proiettate le immagini dei capolavori dell’arte italiana dispersi nel mondo, mentre gli attori leggono le pagine del libro che ne raccontano le storie. Ho visto più di un leghista con le lacrime agli occhi dall’orgoglio. Al Sud si sono emozionati molto meno».
E sono gli insospettabili a gridare “Viva l’Italia”: «Il ministro Roberto Maroni e il sindaco di Verona Flavio Tosi ci hanno aggiunto “federalista” – racconta – ma non si sono tirati indietro. Al Sud è stato più difficile». Ai sindaci di Varese, Gallarate e Saronno (il leghista Attilio Fontana e i democratici Edoardo Guenzani e Luciano Porro), protagonisti di un dibattito svoltosi prima dello spettacolo, è stato chiesto di gridare “viva l’Italia”: tutti e tre hanno fatto dei distinguo, dividendo l’Italia dagli italiani, come Guenzani, o l’Italia-paese dall’Italia-Stato, come Fontana. Chi non fa distinguo è l’europarlamentare Francesco Speroni: «Non mi sento legato all’Italia, anche se faccio del mio meglio per rappresentarla in Europa. Se proprio devo dire “viva” qualcosa, dico “viva i padani”».
Speroni condivide la visione di Cazzullo, ma con un’interpretazione tutta sua: «Certo che ci sono dei rappresentanti leghisti che gridano “viva l’Italia” e si sentono italiani: è così che sta venendo fuori la manovra finanziaria delle ultime settimane».
«Il 150°, per me, è una data infausta – conclude – perché è da allora che noi del nord paghiamo i debiti degli altri». Altri che, a quanto pare, sono ancora meno entusiasti di noi.
Parola di Aldo Cazzullo editorialista del Corriere della Sera, domenica sera ospite di VareseNews con lo spettacolo di presentazione del suo ultimo libro, “Viva l’Italia”, appunto.
Cazzullo, girando l’Italia con lo spettacolo, ha notato un sentimento poco conosciuto in tempi di Lega al potere, ma ben presente nei cuori del Sud del Paese: «Nel Meridione si sono sentiti conquistati dai piemontesi, non liberati dall’oppressore borbonico. Nel finale dello spettacolo, vengono proiettate le immagini dei capolavori dell’arte italiana dispersi nel mondo, mentre gli attori leggono le pagine del libro che ne raccontano le storie. Ho visto più di un leghista con le lacrime agli occhi dall’orgoglio. Al Sud si sono emozionati molto meno».
E sono gli insospettabili a gridare “Viva l’Italia”: «Il ministro Roberto Maroni e il sindaco di Verona Flavio Tosi ci hanno aggiunto “federalista” – racconta – ma non si sono tirati indietro. Al Sud è stato più difficile». Ai sindaci di Varese, Gallarate e Saronno (il leghista Attilio Fontana e i democratici Edoardo Guenzani e Luciano Porro), protagonisti di un dibattito svoltosi prima dello spettacolo, è stato chiesto di gridare “viva l’Italia”: tutti e tre hanno fatto dei distinguo, dividendo l’Italia dagli italiani, come Guenzani, o l’Italia-paese dall’Italia-Stato, come Fontana. Chi non fa distinguo è l’europarlamentare Francesco Speroni: «Non mi sento legato all’Italia, anche se faccio del mio meglio per rappresentarla in Europa. Se proprio devo dire “viva” qualcosa, dico “viva i padani”».
Speroni condivide la visione di Cazzullo, ma con un’interpretazione tutta sua: «Certo che ci sono dei rappresentanti leghisti che gridano “viva l’Italia” e si sentono italiani: è così che sta venendo fuori la manovra finanziaria delle ultime settimane».
«Il 150°, per me, è una data infausta – conclude – perché è da allora che noi del nord paghiamo i debiti degli altri». Altri che, a quanto pare, sono ancora meno entusiasti di noi.
Incredibile, Varese ama l’Italia é il Sud che snobba l’Unità.