Osservare il comportamento allo stadio dei “popoli” è come leggere il resoconto di uno psicanalista. La massa scatenata si libera e dà il meglio (per modo di dire) di se stessa: tutto ciò che è represso esce fuori senza mediazioni e senza pudori. In queste condizioni non conta lo status sociale o economico, non c’entra nemmeno il livello di istruzione, c’entra la cultura, la tradizione e la civiltà che si porta dentro. Chi, come i tifosi napoletani, è portatore di una cultura antica, fondata sulla civiltà della tolleranza e del rispetto, è disposto a sopportare con dignità ogni offesa e mortificazione, perdonando con umile superiorità chi non sa quello che dice perché di cultura non adeguata per comprendere i valori umani e morali del Popolo delle Due Sicilie.
Il bellissimo racconto del compatriota Francesco è veramente emblematico e conferma che nemmeno i 153 anni di maladominazione chiamata unità, sono riusciti a scalfire la nostra cultura dell’amore.
QUANDO E’ IL CALCIO A SOTTOLINEARE CERTE DIFFERENZE
Quando ripenso alla mia infanzia, riaffiorano i miei ricordi più cari legati a mio padre. Ripenso ai suoi insegnamenti, alle lunghe chiacchierate a alla grande pazienza che aveva nel rispondere alle mie innumerevoli domande. Da lui ho imparato molte cose, e dei suoi insegnamenti ancora oggi faccio tesoro. La sua unica vera passione era il calcio, era tifoso del Napoli, ma un tifoso atipico, diverso dai tanti scalmanati che oggi si dicono tifosi ma che di calcio non capiscono proprio niente. Atipico perché viveva si il calcio con il trasporto e la passione che noi napoletani ben conosciamo, ma allo stesso tempo con la capacità critica e quel dovuto distacco necessari per analizzare sportivamente l’esito di una gara, il rendimento di un calciatore, la prestazione di un direttore di gara.
Insomma se il Napoli perdeva per suoi demeriti lo diceva senza mezzi termini, senza accampare scuse, e senza dare la colpa all’arbitro, agli avversari o alla cattiva sorte, e soprattutto senza mai lasciarsi andare in offese e senza mai inveire contro i tifosi avversari. Pensate aveva un’enciclopedia sul calcio intitolata “Tutto il calcio minuto per minuto” (che io conservo gelosamente), all’epoca non c’era internet e non c’era un pc in ogni casa come oggi, il libro, l’enciclopedia facevano la differenza. In quell’enciclopedia, del Napoli si parla poco o niente, vengono invece descritte minuziosamente le gesta di Juve, Inter, Milan e del Grande Torino, quello di Valentino Mazzola e dei suoi sfortunati compagni di squadra vittime dello sciagurato incidente del 4 maggio 1949.
Oltre alla già citata enciclopedia aveva acquistato dei libricini, che facevano parte di una collana di tascabili sul calcio, “I tascabili dello sport i campioni e le squadre di tutto il mondo”, pensate costavano 250 lire. Ne ho sfogliato uno intitolato “I mazzola”, le pagine sono ingiallite dal tempo e alcune parole sono sbiadite, quasi non si leggono, ma nell’insieme dà una panoramica efficace su come si viveva e come si dovrebbe vivere il calcio in campo e dagli spalti..
Veniamo ai giorni nostri, veniamo alle note dolenti e alle piccole grandi soddisfazioni.
Ieri 17 marzo, il Napoli ha disputato una gara di campionato allo stadio Olimpico di Torino contro i granata, i tifosi del Napoli presenti allo stadio, per l’occasione e viste anche le recenti offese fatte alla memoria del Grande Torino, da uno striscione esposto nella curva dei tifosi juventini in occasione dell’ultimo derby della Mole, animati dalle più buone intenzioni e da uno spirito puramente sportivo, i supporters azzurri hanno esposto un cartello nel quale si leggeva “Chi ama il calcio onora il Grande Toro”, la risposta dei padroni di casa? I soliti cori razzisti (razzismo territoriale), le solite offese (terroni, colerosi ecc. ecc.) e la solita richiesta al nostro amato vulcano (Vesuvio lavali col fuoco).
Ma a lavare l’onta, dell’ennesimo volgare e ingiustificato comportamento piemontese, ci ha pensato la squadra in campo, che quasi allo scadere con il suo puntero Gonzalo Higuain ha matado il Toro.
Risultato finale Napoli batte Torino 1-0 in campo calcistico, ma in quanto a civiltà, cultura e orgoglio, per i tifosi del toro non c’è stata partita, tutto questo nel giorno in cui l’Italia festeggia per un’unità ora più che mai fatta solo sulla carta.
Francesco De Crescenzo