COME VOLEVASI DIMOSTRARE
Cap. Alessandro Romano
Noi Sud 14.658 3,58%
Insorgenza Civile 1.024 0,25%
Partito del Sud 1.292 0,32%
PREMESSA
NAPOLI 812.450 elettori aventi diritto; votanti 490.142 (60,33); voti validi: 409.895 (83,63%). Di fatto, giustamente sfiduciati, nauseati e arrabbiati, di fronte alla situazione tragica di Napoli (dalla spazzatura alla vivibilità fino all’occupazione) e di fronte a candidati tutt’altro che credibili e, come al solito, calati dall’alto o senza un reale radicamento, un napoletano su due non ha votato: c’è un metodo più civile, più corretto, più democratico per far capire che Napoli è stanca?
DA RILEVARE:
1) Da un lato il discreto successo delle liste inserite nel sistema (Forza del Sud e Noi Sud) ma legate al Sud unicamente nel logo, imbottite di figli, nipoti, “amici e amiche” di politici o ex politici di tutto l’arco costituzionale, capaci solo di raccogliere voti familiari o legati in qualche modo alle loro attività personali politiche o extra-politiche. Esempio già consolidato quello di Noi Sud, legato all’ex ministro Scotti, o quello nuovo del sottosegretario Miccichè (Forza del Sud) che ha salutato trionfalisticamente il suo positivo risultato a Napoli senza specificare, però, che, nei fatti, nessuno conosce a Napoli il suo partito, che il suo partito e nessuno dei suoi candidati ha speso una sola parola o un’iniziativa o una manifestazione o almeno un comunicato-stampa per intervenire su questioni riguardanti i temi del meridionalismo o delle condizioni nelle quali è ridotta l’ex capitale del Sud. Analizzando meglio i dati elettorali della lista di Forza Sud si scopre, allora, che il suo successo è legato unicamente ai candidati. Qualche esempio: Domenico Palmieri (già DC, attuale capogruppo al comune per il partito socialista), Alessandra Iannuccilli (figlia del famoso deputato Sergio), Brunella De Nardo (figlia di Anna La Rana -più volte candidata con Forza Italia- e di Ettore, titolare della centrale elettrica Sippic di Capri oltre che moglie di Aldo Licata, imprenditore artefice di un progetto di ammodernamento della stessa centrale recentemente approvato dal ministero dello sviluppo economico (FONTE: Repubblica, 6/5/11). Domanda ovvia: che c’entra un partito del Sud con tutto questo?
2) Dall’altro lato l’insuccesso delle liste “sudiste” fuori dal sistema (Insorgenza Civile e Partito del Sud). Significativi i voti raccolti da figure di riferimento “storiche” all’interno di Insorgenza, lo schieramento che aveva fatto del radicamento e dell’azione sul territorio la sua bandiera: le 98 preferenze di Nando Dicè; i 6 voti di Nicola Catanese (per i Comitati Due Sicilie), i 23 voti di Fiore Marro (per i Comitati Due Sicilie) in una lista che, al contrario, aveva riscontrato un buon successo di voti a San Nicola (Ce). Nota a margine per Insorgenza: i risultati confermano un trend nonostante due anni di lavoro, visto che nella precedente tornata elettorale (provinciali 2009) si erano assestati più o meno intorno alla stessa cifra (0,2%). 13 i voti di Gianfranco Vestuto in un “cartello” di liste con la sua Lega Sud.
Ancora più significativi i risultati negativi raccolti dal Partito del Sud, nonostante i vantaggi di un nome “fortunato” negli ultimi tempi: anche in questo caso si tratta di una lista inserita in un cartello di liste che hanno raccolto (con De Magistris) risultati più che positivi. Un occhio alle preferenze raccolte da alcuni candidati anch’essi “storici” tra i meridionalisti: solo 46 le preferenze raccolte da Andrea Balia (capolista), 40 quelle di Emiddio De Franciscis, 3 quelle di Carlo Capezzuto, 0 (zero) quelle di Pino Lipari, 27 voti di Enzo Riccio (Segretario del partito).
3) Superfluo annotare che le manifestazioni di entusiasmo raccolte intorno ai militanti del partito del Sud in queste ore risultano immotivate, soprattutto in considerazione che il successo di De Magistris non è dipeso dal loro contributo e questo rappresenta una nota amara per tutti noi. Anche in considerazione del fatto che, tranne che in questi ultimi giorni e con rarissime dichiarazioni, De Magistris non aveva MAI affrontato con parole o azioni di qualsiasi natura il tema del meridionalismo; che la sua candidatura è stata appoggiata da liste di estrema sinistra che non hanno MAI fatto del meridionalismo un loro riferimento politico; che la stessa candidatura è stata sostenuta da intellettuali “ufficiali” più che lontani dai nostri temi (in testa l’avv. Gerardo Marotta dichiarato
nemico del revisionismo storico); che il suo partito è tra quelli che hanno sostenuto per diversi anni i governi locali di Bassolino e Iervolino; che tra i probabili consiglieri e assessori risultano politici di varia provenienza che non sono MAI intervenuti sugli stessi temi (da Migliaccio, Scala e Formisano consiglieri della giunta Iervolino a qualche candidato famoso come grande costruttore o manager di aziende sanitarie ex area PD o Margherita o ex Verdi di giunte bassoliniane). E la situazione (meglio chiarirlo) non cambia di molto con il “rivale” Lettieri.
CONCLUSIONE:
a) senza mezzi (leggi soldi) e senza una precisa identità comune non si raccolgono risultati e anche unendo tutte le “debolezze” (e le diversità) non si costituirebbe una vera forza e si rimarrebbe confinati nei soliti zero virgola;
b) inutile vantarsi addirittura di queste percentuali (“ripartiamo da qui”: da dove? Da 15 voti?). Coloro che evidentemente non conoscono i meccanismi elettorali (spesso frutto di errori o di provocazioni) dovrebbero sapere che qualsiasi lista raccoglie fisiologicamente fino ai mille voti o giù di lì se è vero che, ad esempio, alle ultime provinciali di Napoli la lista “dei preservativi gratis e degli impotenti esistenziali” raccolse le stesse preferenze di Insorgenza…;
c) i danni procurati da queste iniziative sostanzialmente velleitarie (anche se in buona fede) sono notevoli e pesanti per tutto il mondo meridionalista-sudista-borbonico-duosiciliano per l’effetto di delusione e depressione post-elettorale riscontrabile soprattutto tra i militanti e a livello giovanile;
d) è necessario, purtroppo, continuare il nostro incessante lavoro di ricostruzione di memoria, identità e orgoglio con ogni mezzo (altro che folclore) senza il quale i risultati saranno sempre gli stessi;
e) ci chiediamo perplessi perché dovremmo, in futuro, “stare a sentire tutte le voci” o discutere di leadership quando ci troviamo di fronte ad imbarazzanti e ormai frequenti casi di leader incapaci (pur con le attenuanti della difficile situazione elettorale napoletana o meridionale) finanche di raccogliere voti nella loro stessa famiglia o tra i loro stessi amici…;
f) quando ci renderemo conto che questo lavoro culturale sarà stato quasi tutto portato a termine, candideremo i nostri e di certo non daremo a veri o presunti leader la possibilità di raccogliere i frutti di questo lungo ed estenuante lavoro per rappresentare degnamente (e finalmente) gli antichi Popoli delle Due Sicilie.
Gennaro De Crescenzo
Movimento Neoborbonico
Napoli