Se diamo solo un occhio alle statistiche degli ultimi anni ci rendiamo conto di ciò che in tanti, Neoborbonici o meno, ormai sottolineiamo da tempo: esistono due Italie e la secessione è già avvenuta, ammesso che l’Italia sia mai stata davvero unita fin dal 1860. Occupazione, redditi, scuole, ospedali, ferrovie, strade e diritti vari, il Sud presenta parametri inferiori anche a quelli dei paesi più arretrati dell’Europa e in percentuali negative doppie rispetto a quelle del resto dell’Italia. Se il trend legato anche alle nuove emigrazioni giovanili resterà lo stesso, dati alla mano, il Sud entro i prossimi 50 anni non ci sarà più. Colpe delle nostre classi dirigenti locali conniventi e complici di questo sistema (erano e sono classi dirigenti solo se lo accettano). Colpe di classi dirigenti nazionali non migliori delle nostre se solo pensiamo a scandali di proporzioni gigantesche di matrice “padana” (dalla Parmalat al Monte Paschi, dal Mose all’Expo). Come diciamo spesso, allora, lo slogan “prima il Nord” non è solo uno slogan leghista, ma una vera e propria linea di Governo anche quando si tratta e si tratterebbe di scelte magari simboliche. Se un Paese sa che A non può mangiare e B gira in Ferrari, un Paese “normale” fa quello che deve fare per aiutare A cercando di riequilibrare almeno un po’ la situazione. Le ultime esposizioni universali spagnole sono state organizzate a Siviglia e a Saragozza e non a Barcellona o Madrid. Scandali a parte, in un Paese “normale” l’occasione economica e pubblicitaria di organizzare Expo a Napoli o in un’altra città del Sud e non a Milano, sarebbe stata colta e senza nessun dubbio. Se poi al danno ci aggiungiamo la beffa (il tentativo -fallito- di portarsi a Milano i bronzi di Riace e quello -riuscito- di portarsi a Milano la “Tomba del Tuffatore di Paestum”) il quadro è chiarissimo. Ecco perché chi, soprattutto tra i politici e gli intellettuali meridionali, continua a dire che “è tutta colpa del Sud” si macchia, consapevolmente o inconsapevolmente, di un reato grave perché non fa altro che assecondare questo sistema contribuendo alla fine del Sud. Ecco perché chi dalle nostre parti dice cose del tipo “che fortuna che Milano si è presa la Tomba del Tuffatore”, non sa di che parla in termini di flussi turistici ed economici ed è solo pappagallescamente succube dello stesso sistema. Insomma: l’Expo a Milano è solo un segnale, l’ennesimo segnale, chiaro, chiarissimo che esistono già due Italie e che non si vuole per nulla crearne una. E pensare che in giro c’è gente (un po’ idiota, ammettiamolo) che dice che neoborbonici&Co. sono pericolosi perché vorrebbero dividere l’Italia…
Gennaro De Crescenzo