Da quando canta e racconta la verità storica nei suoi concerti, Povia è diventato il cantautore più boicottato e scomodo d’Italia.
C’è chi lo chiama cantastorie-capopolo, chi menestrello, chi, addirittura, Masaniello e brigante Neoborbonico da quando in qualche concerto ha ospitato sul palco il nostro Presidente Gennaro De Crescenzo.
Ciò che maggiormente preoccupa “qualcuno” è l’incontenibile entusiasmo della gente che vede in Povia un “cantante identitario”, un “messia culturale” che attraverso le proprie bellissime canzoni, rinvigorisce quel sentimento di appartenenza ed orgoglio soffocato da 154 anni di menzogne a cattiverie di ogni genere.
Non avendo il coraggio di uscire allo scoperto per esternare le vere ragioni delle loro preoccupazioni, costoro per boicottarlo da dietro le quinte non sanno più cosa inventarsi. Eppure molte pro loco, consapevoli del forte consenso popolare, ne fanno esplicita richiesta ai promoter. E qui parte ogni sorta di menzogna e vergognosa calunnia. “Mi arrivano voci che alcuni comitati e pro loco si attivano per farmi cancellare i concerti (…) dicono cose brutte su di me (…) dicono che io Povia sono un drogato, ma io non fumo nemmeno le sigarette (…) ho un percorso filosofico (… ) non potete dire che Povia è un alcolizzato, io bevo birra analcolica, dicono che bestemmio sul palco (…) ho perso molte date di spettacoli per queste calunnie, io non bestemmio dal 1992, da allora ho promesso di non bestemmiare più dopo un incidente.
Sono un ragazzo che non scende ai compromessi (…) non sono come certi cantanti che vivono di retorica della pace, del lavoro, della povertà, dell’abbasso il capitalismo, e hanno poi un tenore da arabo saudita, io sono povero, io lavoro poco, rischio di non autoprodurre il mio disco ( …) io vivo per le mie idee( …) la mia musica, le mie canzoni sono una missione”.
Noi attivisti della prima ora ci rivediamo molto in quello che oggi sta accadendo a Povia: quando solo per sventolare la nostra Bandiera eravamo condotti ai commissariati di PS ed ai Comandi Stazione CC per essere “generalizzati”. Quante umiliazioni. Peggio degli appestati eravamo scansati, messi alla berlina e derisi: mortificazioni, offese e disprezzo accompagnavano le nostre iniziative, i nostri eventi culturali, le nostre battaglie. Ma la verità ha la testa dura e, finalmente, alla fine è riuscita a fare una breccia in quel vergognoso muro di menzogne costruito dai pennaruli di regime. E finalmente la “musica” è cambiata: quello che era disprezzo si è tramutato in condivisione e gratitudine. In speranza. Oggi, dopo 25 anni di dure battaglie, la mitologia risorgimentale è oramai alle corde, agonizzante, ma con gli ultimi suoi micidiali colpi di coda cerca invano di salvare il salvabile, alimentando una disperata e dispendiosa resistenza in quegli ambiti non ancora raggiunti dalle nostre avanguardie. Là dove la verità ancora stenta a farsi spazio.
Il mondo dello spettacolo e, quindi, della musica ancora resistono, ma i primi artisti illuminati e di talento come Povia stanno per scardinare e vincere anche questa incredibile guerra, portando il loro messaggio di pace, di giustizia e di orgoglio alla nostra gente.
Povia sei tutti noi: non mollare mai. La nostra Patria, quella vera, che sta sotto i nostri piedi e che pulsa nei nostri cuori, te ne sarà per sempre grata.