Ernesto Galli della Loggia (Corriere 9/7/15, p. 1) torna sui temi sempre più attuali della Questione Meridionale e lo fa dimostrandoci chiaramente come la cultura ufficiale di ieri e di oggi li ha affrontati e li affronta. Per Galli al Sud dominano gli interessi privati e dei clan, l’evasione fiscale, il clientelismo, le raccomandazioni e lo sperpero di denaro pubblico. Questo, in sintesi, è quello che Galli avrebbe voluto che Renzi dichiarasse. Soluzioni? Tra quelle auspicabili “un’azione più energica delle forze dell’ordine”, “un maggiore controllo della vita sociale delle “loro contrade” (sic), più severità, più intransigenza, anche con la “forza repressiva dello Stato”. Possiamo solo prendere atto che per Galli, evidentemente, quasi lombrosianamente, tutti i buoni stanno da una parte (al Nord) e tutti i cattivi dall’altra (al Sud) e non contano nulla (solo per fare gli ultimi e più eclatanti esempi) gli scandali, i furti, gli sperperi del Mose o dell’Expo o di Mafia Capitale, non contano nulla le mafie ormai radicate al Nord con la complicità (“Dio sa quanti sono”) di tanti “padani”, non contano nulla i (veri) dati sull’evasione fiscale che è uguale al Nord come al Sud con picchi negativi più al Nord più che al Sud dove si evade “per sopravvivenza” (cfr. l’ottimo saggio dei proff. Moro e Pica). Preso atto di tutto questo, ricordiamo a Galli della Loggia che gli strumenti da lui indicati per risolvere le questioni meridionali (repressione, severità, forze dell’ordine ecc.), con linguaggi e modalità sorprendentemente simili, sono stati già inutilmente utilizzati nella storia italiana e ai danni del Sud quando, per oltre dieci anni, anche in virtù di leggi come la legge Pica, si autorizzarono massacri, arresti e deportazioni con milioni di vittime mai raccontate dalla storia ufficiale. Per fortuna, però, come ben sa anche Galli, c’è un Sud sempre più consapevole e sempre meno disposto ad accettare generalizzazioni, offese e luoghi comuni vecchi ormai di un secolo e mezzo.
Prof. Gennaro De Crescenzo