Il sindaco, Lombroso e la testa di Villella
“La rivogliamo indietro per motivi umanitari”
Intervista a Amedeo Colacino sindaco di Motta S.Lucia (Cz)
di
Sergio Rizza
Mi consenta a…
Amedeo Colacino, sindaco di Motta Santa Lucia (Catanzaro) – Nella foto: accanto alla testa di Giuseppe Villella al Museo Lombroso di Torino.
Quindi avete vinto il ricorso. Il giudice ha sentenziato che il Museo Lombroso di Torino deve restituirvi la testa del “brigante” Giuseppe Villella, vostro compaesano. Ve la ridanno o no?
La testa è ancora lì. Ma la sentenza è stata notificata, e anche il precetto. Loro possono fare ricorso. Ma se non otterrranno la sospensiva mandiamo l’ufficiale giudiziario.
Certo, seppellirete solo la testa, degnamente. Il resto del corpo…
Non so dove sia, non so se ce l’abbiano loro. Oltre alla testa di sicuro hanno il calco del cranio, ma su questo non abbiamo pretese. Secondo la normativa i resti mortali non si possono esporre, se non per ragioni scientifiche. Che però nel frattempo sono decadute. Stiamo parlando dell’atavismo…
…ossia la naturale, e anatomicamente avvertibile, predisposizione al crimine degli individui. Specie di quelli meridionali: così concludeva il Lombroso, che fu inviato al Sud a studiare il brigantaggio. La vostra è una rivendicazione meridionalista?
Il ricorso l’abbiamo fatto come amministrazione comunale. Poi, ad adiuvandum, si è affiancato il Comitato No Lombroso. Tengo a precisare che ne fanno parte anche Comuni del Nord. La nostra è una battaglia umanitaria, non meridionalista. Noi non siamo neoborbonici, anche se loro ci sostengono.
Anche una questione familiare. Lei discende da Villella, ho letto.
Non io, mia moglie discende indirettamente da Villella. Che non era un brigante, poi. Aveva solo qualche precedente per furto di pollame e per l’incendio di un mulino.
La segreteria telefonica del suo Comune dice: “Siamo il paese del pane, dei portali (antica scuola artigiana specializzata in portali di tufo, ndr) e del brigante Villella”…
Sì, è definito un brigante, ma sa, il senso ormai non è più così spregiativo. Noi vorremmo addirittura rivalutarlo come patriota. Fu catturato dai piemontesi dopo l’Unità e incriminato in base alla legge Pican (morì in carcere nel 1872, ndr).
Quindi la vostra è una lotta politica, in fondo.
Non è ammissibile che perfino delle scolaresche paghino il biglietto per vedere i resti mortali di un mio concittadino bollato come un delinquente “atavico”. Era uno che difendeva la sua terra.
E allora cambi la segreteria telefonica!
Sicuramente! (ride)
Fonte: Metro News