PILLOLE DI STORIA CONTEMPORANEA… NEOBORBONICA
di Lorenzo Terzi
A scanso di equivoci, ogni volta che parleremo, qui, del “Movimento Neoborbonico” ci riferiremo solo ed esclusivamente all´Associazione Culturale Neoborbonica, presieduta da Gennaro De Crescenzo e da lui stesso fondata, insieme con pochi altri “pionieri”, nell´ormai lontano 1993.
In questi ultimi mesi il fronte (chiamiamolo così…) “meridionalista” si è scatenato in un bombardamento senza precedenti contro quello che viene considerato il vero nemico interno, ossia – per l´appunto – il Movimento Neoborbonico.
Ci è sembrato quanto mai opportuno, pertanto, chiedere ospitalità all´ottimo Alessandro Romano e alla sua “Rete”, allo scopo di chiarire alcuni equivoci generati qualche volta da cattiva informazione, ma spesso da malafede vera e propria.
Da qualche tempo a questa parte, soprattutto grazie ai social network, abbiamo assistito alla fioritura di gruppi, gruppetti e gruppuscoli di ispirazione meridionalista. Quasi tutti condividono le analisi storiche che, circa venti anni fa, i Neoborbonici portavano avanti da soli, fra lo scherno e il disprezzo generale. Oggi questi stessi “web-meridionalisti” possono parlare male di Garibaldi e di Vittorio Emanuele senza troppi rischi; anzi riscontrando, sempre più spesso, aperto consenso fra gli interlocutori.
Tutto ciò va bene; anzi, benissimo. Tra gli scopi che il Movimento Neoborbonico si prefisse, due decenni or sono, vi fu certamente quello di “sdoganare” il termine “borbonico”, ma, soprattutto, quello di liberare le menti degli abitanti delle Due Sicilie dalle innumerevoli falsità sulla nostra storia preunitaria insegnate nelle scuole e nelle università, generatrici – a loro volta – del “complesso di essere meridionali”. A questo sentimento di inferiorità culturale e civile i Neoborbonici contrapposero, e contrappongono, un sano “orgoglio di essere Meridionali”.
Quello che, però, non si può accettare – e che ci ha spinti a scrivere queste note – è l´arroganza mista a disprezzo con cui i gruppetti e i partitucoli “meridionalisti”, che pure si sono appropriati di analisi, di simboli, talvolta persino di parole d´ordine o slogan usati per la prima volta dal Movimento Neoborbonico, oggi attaccano l´Associazione presieduta da De Crescenzo, come se non esistessero altri, e ben più pericolosi nemici da affrontare.
Il fenomeno, intendiamoci, non è nuovo. Poco tempo dopo la nascita del Movimento, spuntarono già fuori sigle e partiti formati da persone – in media due o tre per ogni circolo – la cui occupazione prevalente consisteva nello screditare i Neoborbonici sul piano culturale o addirittura umano e privato. Di frequente siffatti personaggi si identificavano con i “fuoriusciti” dall´Associazione stessa, evidentemente mossi da rancori personali.
Venendo a oggi, possiamo individuare diverse tipologie di “meridionalisti anti-neoborbonici”.
Vi sono, innanzitutto, quei gruppi i cui militanti vogliono accreditarsi, non si sa bene presso chi, come “moderati”, in contrapposizione ai Neoborbonici, tacciati d´essere troppo “estremisti”, nonché eccessivamente legati alle “manifestazioni di piazza”.
Per la verità, tale categoria di denigratori è oggi molto meno numerosa di un tempo. La loro posizione è diventata ormai obsoleta a causa dell´accelerazione del sentimento “sudista”, favorita dal forte impatto “mediatico” generato da best seller come Terroni di Pino Aprile, e dallo stesso proliferare dei movimenti a ispirazione meridionalista: quelli che Lino Patruno, peccando di eccessiva generosità, raggruppa sotto la dicitura di “Fuoco del Sud” nell´omonimo libro.
Molto più vasta e agguerrita è, invece, la schiera di coloro i quali – al contrario – rinfacciano all´Associazione Culturale Neoborbonica il “passatismo” la “nostalgia”, la “fede monarchica”, l´anacronistica volontà di aspettare improbabili restaurazioni, e così via. Ci riserviamo un´altra occasione per replicare alle suddette accuse. È sufficiente, per ora, far notare che questo tipo di detrattori si divide a sua volta in due fazioni. Gli esponenti della prima danno addosso ai Neoborbonici perché sono smaniosi di portare avanti battaglie che il Movimento ha già condotto o sta già conducendo da decenni, e sono convinti di saperlo fare assai meglio del Movimento stesso. I rappresentanti della seconda “scuola di pensiero”, invece, rilevano che l´Associazione non si è mai costituita in partito; da ciò traggono l´indebita conclusione che i Neoborbonici non tengano veramente alle sorti del Sud e che preferiscano dedicarsi ai rimpianti sterili, agli Ordini cavallereschi e alle dinastie tramontate, magari sotto la guida di impennacchiati “Capitan Fracassa”.
Bisognerà affrontare separatamente le obiezioni di entrambi questi gruppi di “scopritori dell´acqua calda”.
Cominciamo con i primi, gli “epigoni” che pensano di essere più bravi di chi li ha preceduti. Ci sia permessa una digressione autobiografica, che inseriamo nella presente nota solo perché essa serve a comprendere meglio la mentalità di costoro.
Qualche mese fa ci capitò di essere invitati tra i relatori a un convegno su tematiche, ovviamente, “sudiste”. Il pubblico, cospicuo, fu attento e partecipe; noi conferenzieri facemmo il nostro dovere. Insomma, tutto sembrò andare per il meglio, fino a quando il moderatore – imprudente! – ebbe la cattiva idea di pronunciare la fatidica frase: “Ci sono domande?”. Dalla sala si alzò, allora, una tale che, agguantato il microfono, iniziò a promuovere la pagina Facebook del suo gruppo, e concluse con un appello per il “Compra Sud”. Noi, allora, intervenimmo, dichiarandoci ovviamente d´accordo con quanto affermato dalla signora circa la necessità di preferire, negli acquisti, i prodotti meridionali. Approfittammo dell´occasione anche per ricordare che questa battaglia era già stata combattuta, anni addietro, tra mille difficoltà, dal Movimento Neoborbonico, e che una volta ci eravamo sentiti rispondere candidamente da un imprenditore campano: “Ma se poi io aumento il fatturato, devo assumere altra gente!”, come se questa fosse una grave iattura, e non una ricaduta benefica sul tessuto sociale. Insomma – concludemmo – la strada del “Compra Sud” era, sì, da percorrere, purché non la si considerasse una sorta di “bacchetta magica”, e purché si mettesse in conto la possibilità di scontrarsi con situazioni e mentalità non facili da vincere.
Qualche settimana dopo, archiviato abbondantemente il convegno di cui sopra, un amico fu così gentile da avvisarci che la predetta “signora” ci stava contestando dalla pagina del suo gruppo Facebook. La nostra perplessità si mutò in sbalordimento quando andammo a controllare in cosa consistessero queste contestazioni. In breve la tipa, facendo finta (spero!) di non capire quanto avevamo aggiunto subito dopo il suo intervento, aveva dato inizio a una vera e propria campagna di aggressione “mediatica” nei nostri confronti. Sosteneva, infatti, che noi avevamo tacciato gli imprenditori meridionali di incapacità e di mancanza di senso degli affari, e che – per di più – avevamo liquidato il Compra Sud come un´iniziativa assolutamente inutile! Non solo: siccome in quel frattempo non ci eravamo accorti dei suoi post denigratori (sapete com´è: ogni tanto Facebook lo si deve pur chiudere per lavorare…), l´anzidetta “signora” ci accusò pure di “sufficienza”.
Ovviamente andammo subito a visitare il sito che ci vedeva – nostro malgrado – protagonisti; fornimmo chiarimenti e chiedemmo spiegazioni per capire come poteva aver avuto luogo un simile madornale fraintendimento. La risposta fu breve e arrogante: la curatrice della pagina replicò rimproverandoci, sostanzialmente, di mentire, ovvero di voler apporre – con questo nostro successivo intervento – la classica “pezza a colori” per non essere costretti ad ammettere i nostri torti; dopodiché chiuse bruscamente la discussione. Il linciaggio mediatico continuò ancora per qu
alche giorno. Poi, per fortuna, la poco cortese (e pochissimo avvenente) “signora” si degnò di mutare bersaglio.
Si trattò, invero, di un “cambio di mira” solo apparente. Ci risulta, infatti, che la sin troppo ricordata pagina Facebook continui tuttora a condurre una sua personale battaglia contro il Movimento Neoborbonico.
Alla luce di questo dato, apparirà chiaro a quanti sono stati così pazienti da leggerci quale fosse il senso e il significato della persecuzione attuata dalla Erinni meridionalista: il vero oggetto dei suoi strali non eravamo noi; era, tanto per cambiare, l´Associazione fondata da De Crescenzo, che occasionalmente ci trovavamo a rappresentare nella sede di quel convegno.
Fra l´altro, pare che la “signora”, galvanizzata dai numerosi contatti della sua pagina Facebook, abbia avuto la bella pensata di “costruire qualcosa di politico”, ritenendo – evidentemente – che 5000 “Ti piace” cliccati equivalgano ad altrettanti voti. Tanti auguri: ci mandi i confetti, dopo che avrà fatto un po´ di conti. Quelli veri, però…
E veniamo alla seconda, più insidiosa e, a nostro avviso, ancor più ignobile categoria di avversari. Abbiamo precedentemente definito costoro come quelli che mostrano apertis verbis di disprezzare i Neoborbonici, chiamandoli “passatisti” e “nostalgici”, nonché rimproverando loro di tenersi al di fuori della politica.
In passato ci è già accaduto di incontrare molti di questi clown travestiti da microstatisti; quello che è successo in occasione delle ultime elezioni comunali di Napoli, tuttavia, è incredibile, e non ha precedenti.
Tutti – e ripetiamo tutti, senza eccezione – i movimenti sudisti, meridionalisti e localisti che non fossero liste “camuffate”, ovvero manovrate dai partiti di maggioranza e di opposizione, hanno fatto una figura meschina, riportando percentuali infinitesime di consenso. Eppure abbiamo udito, sconcertati, mirabolanti chicchirichì sull´immondizia intonati da tronfi galletti latori di novanta, sessanta, addirittura venti voti! Il loro sozzo risentimento verso i Neoborbonici è tale che non hanno saputo nasconderlo nemmeno nel corso delle elezioni. Ciò, tra parentesi, dimostra proprio quanto sia profonda la loro sagacia di politici: questi piccoli Mitterrand per prima cosa si sono preoccupati – anche loro! – di tirare morsi all´Associazione; assai più logico e lungimirante sarebbe stato, semmai, “corteggiare”, o per lo meno non contrariare, un bacino elettorale presso cui, in teoria, avrebbero avuto almeno una mezza possibilità di prendere voti e di rendere, così, un po´ più dignitosa la débâcle sancita impietosamente dalle urne.
Ma loro, i meridionalisti “seri”, “quelli che fanno le cose concrete”, non ci hanno pensato. Applausi: premio Talleyrand 2011 per l´intelligenza politica!
Sarà il caso, in conclusione, di dire qualcosa anche a proposito della partecipazione dei Neoborbonici all´attività più strettamente “elettorale”; anche su questo argomento, infatti, c´è parecchia disinformazione e malafede.
Il Movimento Neoborbonico è un´Associazione culturale, per statuto. Non è, quindi, e non potrà mai essere, in quanto Associazione, un partito. Fin dalle sue prime fasi di vita, però, il Movimento è stato “sollecitato” da alcuni suoi esponenti a non estraniarsi dalle competizioni elettorali.
Quando ciò accadde per l´ennesima volta, moltissimo tempo fa, in occasione di una tornata delle comunali di Napoli, Gennaro De Crescenzo decise, saggiamente, di accontentare l´ala “partitica” dell´Associazione, fermo restando che quest´ultima non si sarebbe trasformata, pari pari, in una lista. Anzi, lo stesso De Crescenzo non volle esporre se stesso al rischio concreto di “bruciarsi” nel caso di un insuccesso elettorale, ma lasciò che i soci interessati si misurassero in politica, a titolo personale.
Si stabilì, dunque, una sorta di accordo pre-elettorale fra questi esponenti del Movimento e il partito “Alleanza Meridionale” del compianto Lucio Barone, che inserì nella sua lista i Neoborbonici disposti a candidarsi.
I risultati, come è stato ed è costante nella storia dei movimenti sudisti, furono alquanto modesti. Essi, però, risultarono assolutamente non inferiori ai presunti exploit realizzati dai visionari, insolenti, velleitari e anti-neoborbonici meridionalisti di oggi. Costoro scacazzano sul web, come le mitologiche Arpie, i loro proclami trionfalistici per aver conseguito nel 2011, dopo anni di lotta solitaria portata avanti dal Movimento Neoborbonico, e dopo l´impatto travolgente di libri come Terroni sull´opinione pubblica (libri che – ricordiamolo! – traggono la loro materia proprio dalle tesi neoborboniche e dalle interviste fatte ad alcuni Neoborbonici), le stesse preferenze ottenute venti anni prima da una sparuta avanguardia, in un ambiente e in un´epoca totalmente chiusi e ostili, sul piano culturale (figuriamoci sul piano partitico!), al discorso sudista.
Il nostro caro amico Pucci Cipriani commenterebbe: “E bravi bischeri!”.
In questi ultimi mesi il fronte (chiamiamolo così…) “meridionalista” si è scatenato in un bombardamento senza precedenti contro quello che viene considerato il vero nemico interno, ossia – per l´appunto – il Movimento Neoborbonico.
Ci è sembrato quanto mai opportuno, pertanto, chiedere ospitalità all´ottimo Alessandro Romano e alla sua “Rete”, allo scopo di chiarire alcuni equivoci generati qualche volta da cattiva informazione, ma spesso da malafede vera e propria.
Da qualche tempo a questa parte, soprattutto grazie ai social network, abbiamo assistito alla fioritura di gruppi, gruppetti e gruppuscoli di ispirazione meridionalista. Quasi tutti condividono le analisi storiche che, circa venti anni fa, i Neoborbonici portavano avanti da soli, fra lo scherno e il disprezzo generale. Oggi questi stessi “web-meridionalisti” possono parlare male di Garibaldi e di Vittorio Emanuele senza troppi rischi; anzi riscontrando, sempre più spesso, aperto consenso fra gli interlocutori.
Tutto ciò va bene; anzi, benissimo. Tra gli scopi che il Movimento Neoborbonico si prefisse, due decenni or sono, vi fu certamente quello di “sdoganare” il termine “borbonico”, ma, soprattutto, quello di liberare le menti degli abitanti delle Due Sicilie dalle innumerevoli falsità sulla nostra storia preunitaria insegnate nelle scuole e nelle università, generatrici – a loro volta – del “complesso di essere meridionali”. A questo sentimento di inferiorità culturale e civile i Neoborbonici contrapposero, e contrappongono, un sano “orgoglio di essere Meridionali”.
Quello che, però, non si può accettare – e che ci ha spinti a scrivere queste note – è l´arroganza mista a disprezzo con cui i gruppetti e i partitucoli “meridionalisti”, che pure si sono appropriati di analisi, di simboli, talvolta persino di parole d´ordine o slogan usati per la prima volta dal Movimento Neoborbonico, oggi attaccano l´Associazione presieduta da De Crescenzo, come se non esistessero altri, e ben più pericolosi nemici da affrontare.
Il fenomeno, intendiamoci, non è nuovo. Poco tempo dopo la nascita del Movimento, spuntarono già fuori sigle e partiti formati da persone – in media due o tre per ogni circolo – la cui occupazione prevalente consisteva nello screditare i Neoborbonici sul piano culturale o addirittura umano e privato. Di frequente siffatti personaggi si identificavano con i “fuoriusciti” dall´Associazione stessa, evidentemente mossi da rancori personali.
Venendo a oggi, possiamo individuare diverse tipologie di “meridionalisti anti-neoborbonici”.
Vi sono, innanzitutto, quei gruppi i cui militanti vogliono accreditarsi, non si sa bene presso chi, come “moderati”, in contrapposizione ai Neoborbonici, tacciati d´essere troppo “estremisti”, nonché eccessivamente legati alle “manifestazioni di piazza”.
Per la verità, tale categoria di denigratori è oggi molto meno numerosa di un tempo. La loro posizione è diventata ormai obsoleta a causa dell´accelerazione del sentimento “sudista”, favorita dal forte impatto “mediatico” generato da best seller come Terroni di Pino Aprile, e dallo stesso proliferare dei movimenti a ispirazione meridionalista: quelli che Lino Patruno, peccando di eccessiva generosità, raggruppa sotto la dicitura di “Fuoco del Sud” nell´omonimo libro.
Molto più vasta e agguerrita è, invece, la schiera di coloro i quali – al contrario – rinfacciano all´Associazione Culturale Neoborbonica il “passatismo” la “nostalgia”, la “fede monarchica”, l´anacronistica volontà di aspettare improbabili restaurazioni, e così via. Ci riserviamo un´altra occasione per replicare alle suddette accuse. È sufficiente, per ora, far notare che questo tipo di detrattori si divide a sua volta in due fazioni. Gli esponenti della prima danno addosso ai Neoborbonici perché sono smaniosi di portare avanti battaglie che il Movimento ha già condotto o sta già conducendo da decenni, e sono convinti di saperlo fare assai meglio del Movimento stesso. I rappresentanti della seconda “scuola di pensiero”, invece, rilevano che l´Associazione non si è mai costituita in partito; da ciò traggono l´indebita conclusione che i Neoborbonici non tengano veramente alle sorti del Sud e che preferiscano dedicarsi ai rimpianti sterili, agli Ordini cavallereschi e alle dinastie tramontate, magari sotto la guida di impennacchiati “Capitan Fracassa”.
Bisognerà affrontare separatamente le obiezioni di entrambi questi gruppi di “scopritori dell´acqua calda”.
Cominciamo con i primi, gli “epigoni” che pensano di essere più bravi di chi li ha preceduti. Ci sia permessa una digressione autobiografica, che inseriamo nella presente nota solo perché essa serve a comprendere meglio la mentalità di costoro.
Qualche mese fa ci capitò di essere invitati tra i relatori a un convegno su tematiche, ovviamente, “sudiste”. Il pubblico, cospicuo, fu attento e partecipe; noi conferenzieri facemmo il nostro dovere. Insomma, tutto sembrò andare per il meglio, fino a quando il moderatore – imprudente! – ebbe la cattiva idea di pronunciare la fatidica frase: “Ci sono domande?”. Dalla sala si alzò, allora, una tale che, agguantato il microfono, iniziò a promuovere la pagina Facebook del suo gruppo, e concluse con un appello per il “Compra Sud”. Noi, allora, intervenimmo, dichiarandoci ovviamente d´accordo con quanto affermato dalla signora circa la necessità di preferire, negli acquisti, i prodotti meridionali. Approfittammo dell´occasione anche per ricordare che questa battaglia era già stata combattuta, anni addietro, tra mille difficoltà, dal Movimento Neoborbonico, e che una volta ci eravamo sentiti rispondere candidamente da un imprenditore campano: “Ma se poi io aumento il fatturato, devo assumere altra gente!”, come se questa fosse una grave iattura, e non una ricaduta benefica sul tessuto sociale. Insomma – concludemmo – la strada del “Compra Sud” era, sì, da percorrere, purché non la si considerasse una sorta di “bacchetta magica”, e purché si mettesse in conto la possibilità di scontrarsi con situazioni e mentalità non facili da vincere.
Qualche settimana dopo, archiviato abbondantemente il convegno di cui sopra, un amico fu così gentile da avvisarci che la predetta “signora” ci stava contestando dalla pagina del suo gruppo Facebook. La nostra perplessità si mutò in sbalordimento quando andammo a controllare in cosa consistessero queste contestazioni. In breve la tipa, facendo finta (spero!) di non capire quanto avevamo aggiunto subito dopo il suo intervento, aveva dato inizio a una vera e propria campagna di aggressione “mediatica” nei nostri confronti. Sosteneva, infatti, che noi avevamo tacciato gli imprenditori meridionali di incapacità e di mancanza di senso degli affari, e che – per di più – avevamo liquidato il Compra Sud come un´iniziativa assolutamente inutile! Non solo: siccome in quel frattempo non ci eravamo accorti dei suoi post denigratori (sapete com´è: ogni tanto Facebook lo si deve pur chiudere per lavorare…), l´anzidetta “signora” ci accusò pure di “sufficienza”.
Ovviamente andammo subito a visitare il sito che ci vedeva – nostro malgrado – protagonisti; fornimmo chiarimenti e chiedemmo spiegazioni per capire come poteva aver avuto luogo un simile madornale fraintendimento. La risposta fu breve e arrogante: la curatrice della pagina replicò rimproverandoci, sostanzialmente, di mentire, ovvero di voler apporre – con questo nostro successivo intervento – la classica “pezza a colori” per non essere costretti ad ammettere i nostri torti; dopodiché chiuse bruscamente la discussione. Il linciaggio mediatico continuò ancora per qu
alche giorno. Poi, per fortuna, la poco cortese (e pochissimo avvenente) “signora” si degnò di mutare bersaglio.
Si trattò, invero, di un “cambio di mira” solo apparente. Ci risulta, infatti, che la sin troppo ricordata pagina Facebook continui tuttora a condurre una sua personale battaglia contro il Movimento Neoborbonico.
Alla luce di questo dato, apparirà chiaro a quanti sono stati così pazienti da leggerci quale fosse il senso e il significato della persecuzione attuata dalla Erinni meridionalista: il vero oggetto dei suoi strali non eravamo noi; era, tanto per cambiare, l´Associazione fondata da De Crescenzo, che occasionalmente ci trovavamo a rappresentare nella sede di quel convegno.
Fra l´altro, pare che la “signora”, galvanizzata dai numerosi contatti della sua pagina Facebook, abbia avuto la bella pensata di “costruire qualcosa di politico”, ritenendo – evidentemente – che 5000 “Ti piace” cliccati equivalgano ad altrettanti voti. Tanti auguri: ci mandi i confetti, dopo che avrà fatto un po´ di conti. Quelli veri, però…
E veniamo alla seconda, più insidiosa e, a nostro avviso, ancor più ignobile categoria di avversari. Abbiamo precedentemente definito costoro come quelli che mostrano apertis verbis di disprezzare i Neoborbonici, chiamandoli “passatisti” e “nostalgici”, nonché rimproverando loro di tenersi al di fuori della politica.
In passato ci è già accaduto di incontrare molti di questi clown travestiti da microstatisti; quello che è successo in occasione delle ultime elezioni comunali di Napoli, tuttavia, è incredibile, e non ha precedenti.
Tutti – e ripetiamo tutti, senza eccezione – i movimenti sudisti, meridionalisti e localisti che non fossero liste “camuffate”, ovvero manovrate dai partiti di maggioranza e di opposizione, hanno fatto una figura meschina, riportando percentuali infinitesime di consenso. Eppure abbiamo udito, sconcertati, mirabolanti chicchirichì sull´immondizia intonati da tronfi galletti latori di novanta, sessanta, addirittura venti voti! Il loro sozzo risentimento verso i Neoborbonici è tale che non hanno saputo nasconderlo nemmeno nel corso delle elezioni. Ciò, tra parentesi, dimostra proprio quanto sia profonda la loro sagacia di politici: questi piccoli Mitterrand per prima cosa si sono preoccupati – anche loro! – di tirare morsi all´Associazione; assai più logico e lungimirante sarebbe stato, semmai, “corteggiare”, o per lo meno non contrariare, un bacino elettorale presso cui, in teoria, avrebbero avuto almeno una mezza possibilità di prendere voti e di rendere, così, un po´ più dignitosa la débâcle sancita impietosamente dalle urne.
Ma loro, i meridionalisti “seri”, “quelli che fanno le cose concrete”, non ci hanno pensato. Applausi: premio Talleyrand 2011 per l´intelligenza politica!
Sarà il caso, in conclusione, di dire qualcosa anche a proposito della partecipazione dei Neoborbonici all´attività più strettamente “elettorale”; anche su questo argomento, infatti, c´è parecchia disinformazione e malafede.
Il Movimento Neoborbonico è un´Associazione culturale, per statuto. Non è, quindi, e non potrà mai essere, in quanto Associazione, un partito. Fin dalle sue prime fasi di vita, però, il Movimento è stato “sollecitato” da alcuni suoi esponenti a non estraniarsi dalle competizioni elettorali.
Quando ciò accadde per l´ennesima volta, moltissimo tempo fa, in occasione di una tornata delle comunali di Napoli, Gennaro De Crescenzo decise, saggiamente, di accontentare l´ala “partitica” dell´Associazione, fermo restando che quest´ultima non si sarebbe trasformata, pari pari, in una lista. Anzi, lo stesso De Crescenzo non volle esporre se stesso al rischio concreto di “bruciarsi” nel caso di un insuccesso elettorale, ma lasciò che i soci interessati si misurassero in politica, a titolo personale.
Si stabilì, dunque, una sorta di accordo pre-elettorale fra questi esponenti del Movimento e il partito “Alleanza Meridionale” del compianto Lucio Barone, che inserì nella sua lista i Neoborbonici disposti a candidarsi.
I risultati, come è stato ed è costante nella storia dei movimenti sudisti, furono alquanto modesti. Essi, però, risultarono assolutamente non inferiori ai presunti exploit realizzati dai visionari, insolenti, velleitari e anti-neoborbonici meridionalisti di oggi. Costoro scacazzano sul web, come le mitologiche Arpie, i loro proclami trionfalistici per aver conseguito nel 2011, dopo anni di lotta solitaria portata avanti dal Movimento Neoborbonico, e dopo l´impatto travolgente di libri come Terroni sull´opinione pubblica (libri che – ricordiamolo! – traggono la loro materia proprio dalle tesi neoborboniche e dalle interviste fatte ad alcuni Neoborbonici), le stesse preferenze ottenute venti anni prima da una sparuta avanguardia, in un ambiente e in un´epoca totalmente chiusi e ostili, sul piano culturale (figuriamoci sul piano partitico!), al discorso sudista.
Il nostro caro amico Pucci Cipriani commenterebbe: “E bravi bischeri!”.
Lorenzo Terzi
Responsabile del Centro Studi Neoborbonici.
Membro del Direttivo dell´Associazione Culturale Neoborbonica dall´anno della sua fondazione.
P.S. Siccome conosco sin troppo bene i miei gallinacei: onde evitare commenti idioti, chiarisco che nella presente nota ho voluto usare il “noi”, al posto della prima persona singolare, non come pluralis maiestatis, ma come strumento utile per non rendere tutto il discorso eccessivamente autobiografico e “privato”.