QUESTA SCUOLA BUGIARDA SUL SUD
di
Lino Patruno
Lino Patruno
Si dice che siano due le categorie che in 150 anni hanno fatto più male al Mezzogiorno. Una è quella degli insegnanti che hanno raccontato una storia in buona parte falsa. L’altra è quella dei bersaglieri mandati a massacrare i meridionali. I bersaglieri rispondevano ai comandi. E quanto agli insegnanti, i veri colpevoli sono i libri adottati: scelti senza una alternativa. Perciò, vista da Sud, ha sapore acido l’iniziativa dell’on. Gabriella Carlucci contro i testi definiti troppo ideologizzati, comunisti per capirci. Per il Sud è come chiedere pane e vedersi offrire brioche. Nulla da dire sul diritto dell’on. Carlucci, si può essere d’accordo o no sull’”indottrinamento di sinistra”. Ma il Sud attende che qualcuno si ricordi anche delle bugie sulla sua storia. E dei libri che continuano a spacciarla fra i ragazzi. Quasi tutti di editori nordici, per carità.
LA STORIA SUI LIBRI DI TESTO – Qualche libro a caso.
“Oggi storia” (Le Monnier), parlando dei Mille, dice che “Cavour accettò il progetto purché si realizzasse spontaneamente senza l’appoggio del governo piemontese”. Invece il governo piemontese lo sapeva benissimo. Ma si teneva al riparo in caso di insuccesso e per non passare da complice di una guerra di conquista quale fu, altro che plebisciti per l’annessione. L’impresa si preparava già da due anni in Inghilterra con la regia della massoneria e sottoscrizioni ovunque, dai giornali ai circoli nobiliari: Londra voleva abbattere il Regno del Sud per prendersi la Sicilia dal grande valore strategico in Mediterraneo. La favoletta di Garibaldi convinto da Crispi a sbarcare a Marsala è raccontata anche da “I percorsi della storia” (Loffredo editore) Sulla nascita della “Questione meridionale” si sofferma “La civiltà dell’Ottocento” (Archimede ed.). Parlando della divisione fra Nord e Sud, dice che “era sempre esistita: il Nord aveva conosciuto i liberi Comuni, il Sud no; il Nord era ricco di città, il Sud era una terra di piccole borgate agricole; nel Nord si sviluppavano traffici e manifatture, mentre nel Sud dominava il latifondo”. Ma se non aggiunge che, nonostante tutto, non c’era divario fra Nord e Sud al momento dell’unità (e se c’era era a vantaggio del Sud), non induce a chiedersi perché e come si è arrivati all’attuale divario senza pari nel mondo occidentale.
Stessa solfa “Scoprire la storia” (De Agostini): nel 1861, Nord ricco e Sud povero. Zero in storia anche a “Il mio Sussi” (Fabbri ed.). Sul brigantaggio, dice che “il primo scontro fra il nuovo governo e le plebi contadine del Sud” avvenne quando “i Piemontesi imposero ai meridionali la leva militare, che sottraeva ai campi i giovani braccianti per cinque anni”. Immediata la reazione degli studiosi meridionali: non solo la leva obbligatoria. Occorre aggiungerci le mancate terre ai contadini, la reazione alla sanguinosa invasione militare, la reazione alla messa all’asta degli usi civici (possibilità di attingere acqua, far passare animali, raccogliere vegetazione nei campi) concessi dai Borbone, l’aumento brutale delle tasse, il trasferimento delle aziende al Nord, la sostituzione della manodopera meridionale con quella del Nord, le rappresaglie su civili, la distruzione dei paesi, le fucilazioni sommarie. Di brigantaggio “guerra civile” e non “guerra sociale” è convintissimo “Valore storia” (Paravia ed.).
“Oggi storia” (Le Monnier), parlando dei Mille, dice che “Cavour accettò il progetto purché si realizzasse spontaneamente senza l’appoggio del governo piemontese”. Invece il governo piemontese lo sapeva benissimo. Ma si teneva al riparo in caso di insuccesso e per non passare da complice di una guerra di conquista quale fu, altro che plebisciti per l’annessione. L’impresa si preparava già da due anni in Inghilterra con la regia della massoneria e sottoscrizioni ovunque, dai giornali ai circoli nobiliari: Londra voleva abbattere il Regno del Sud per prendersi la Sicilia dal grande valore strategico in Mediterraneo. La favoletta di Garibaldi convinto da Crispi a sbarcare a Marsala è raccontata anche da “I percorsi della storia” (Loffredo editore) Sulla nascita della “Questione meridionale” si sofferma “La civiltà dell’Ottocento” (Archimede ed.). Parlando della divisione fra Nord e Sud, dice che “era sempre esistita: il Nord aveva conosciuto i liberi Comuni, il Sud no; il Nord era ricco di città, il Sud era una terra di piccole borgate agricole; nel Nord si sviluppavano traffici e manifatture, mentre nel Sud dominava il latifondo”. Ma se non aggiunge che, nonostante tutto, non c’era divario fra Nord e Sud al momento dell’unità (e se c’era era a vantaggio del Sud), non induce a chiedersi perché e come si è arrivati all’attuale divario senza pari nel mondo occidentale.
Stessa solfa “Scoprire la storia” (De Agostini): nel 1861, Nord ricco e Sud povero. Zero in storia anche a “Il mio Sussi” (Fabbri ed.). Sul brigantaggio, dice che “il primo scontro fra il nuovo governo e le plebi contadine del Sud” avvenne quando “i Piemontesi imposero ai meridionali la leva militare, che sottraeva ai campi i giovani braccianti per cinque anni”. Immediata la reazione degli studiosi meridionali: non solo la leva obbligatoria. Occorre aggiungerci le mancate terre ai contadini, la reazione alla sanguinosa invasione militare, la reazione alla messa all’asta degli usi civici (possibilità di attingere acqua, far passare animali, raccogliere vegetazione nei campi) concessi dai Borbone, l’aumento brutale delle tasse, il trasferimento delle aziende al Nord, la sostituzione della manodopera meridionale con quella del Nord, le rappresaglie su civili, la distruzione dei paesi, le fucilazioni sommarie. Di brigantaggio “guerra civile” e non “guerra sociale” è convintissimo “Valore storia” (Paravia ed.).
IL SACRIFICIO PER FARE IL PAESE UNITO – Per i 150 anni, ci sono state scuole che hanno tentato di sapere di più e di farlo sapere anche ai ragazzi. Ma è difficile andare a raccontare che i briganti non erano tutti rapinatori se fino a un minuto prima il libro di testo li ha trattati solo come avanzi di galera da fucilare. E continuerà a farlo un minuto dopo. Ed è difficile dire che il Garibaldi come la Croce Rossa, nel senso che non si spara su di lui, era uno che oltre all’eroismo si faceva un po’ di calcoli. E che la nave con le scottanti carte sui furti dei garibaldini in Sicilia affondò misteriosamente col suo Ippolito Nievo senza che neanche un foglietto sia mai stato recuperato. Prima strage di Stato italiana. Diceva il drammaturgo tedesco Brecht che “chi non conosce la verità è uno sciocco. Ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente”. Finché il sacrificio fatto dal Sud per la pur sacrosanta Unità d’Italia non arriverà nelle scuole, il Sud continuerà a credersi brutto, sporco e cattivo. E a non reagire. Unica maniera per evitare che la cosa più giusta da fare sia lasciarlo al più presto possibile quando si sarà passati dai libri scolastici alla vita.