di
Antonio Pulcrano
Sì, ho letto “Noi, i Neoborbonici”, di Gennaro De Crescenzo. “Memoria, Rabbia, Orgoglio e Riscatto”, gli stessi sentimenti che hanno animato la storia del Movimento, dal 1993 ad oggi, permeano questo libro, scritto come un romanzo, un lungo racconto di ricordi, un fantastico agglomerato di sensazioni, di conquiste, delusioni, iniziative sempre più numerose e seguite, il racconto di uomini e donne che in questi anni, attraverso e vicino al Movimento dei Neoborbonici, hanno dato l’anima, il proprio tempo, messo a disposizione la propria cultura e le proprie professionalità, la propria intelligenza, la stessa vita. A cominciare dai mitici, e mai dimenticati, Angelo Manna e Riccardo Pazzaglia, precursori di ricerche che affermavano, allora, l’inaffermabile: la Storia del Sud Italia, la Storia del Risorgimento, la Storia del Regno delle Due Sicilie e della stessa Italia post-unitaria, così come conosciute, sono una mistificazione colossale.
“L’appuntamento,… era al Borgo Marinaro.. il 7 settembre 1993 – scrive De Crescenzo – per parlare male di Garibaldi. Dovevamo essere in cinquanta, ma diventammo quattrocento. Tra i tanti alcuni sarebbero stati i fondatori della futura associazione neoborbonica e anche un giovanissimo Salvatore, Salvatore Lanza,…”. Questo giovane professore, Gennaro De Crescenzo, poneva le basi per la creazione di un Movimento che avrebbe, man mano sempre più, guidato le genti meridionali alla consapevolezza del proprio passato, all’orgoglio del proprio essere, alla speranza per il proprio futuro. Un Movimento che avrebbe definitivamente mutato la visione stessa della Storia d’Italia. Un libro, sì, che rievoca, passo passo, molti degli avvenimenti vissuti dai Neoborbonici, dai primi timidi approcci con le Istituzioni, agli incontri con personaggi che gravitavano intorno al mondo del calcio, un “microcosmo significativo”, come lo definisce De Crescenzo, fino alle più recenti, ormai oceaniche (e diciamolo!), manifestazioni, come gli incontri di Gaeta, i bagni di folla del discendente diretto della dinastia Borbone, Carlo di Castro, le sempre più numerose e interessate presenze di giovani alle presentazioni di libri e convegni.
Un seme lanciato in un terreno non arido, in un solco che è già tracciato, inconsciamente, nella mente e nel cuore della gente del Sud, un concime che sta producendo i suoi frutti. Ogni volta, un libro, un articolo, una manifestazione, un incontro, un dibattito, germogliano quel seme antico, antico di oltre un secolo e mezzo, che finalmente fiorisce in consapevolezza, orgoglio e riscatto. Quindi, in questo libro, ogni capitolo un ricordo, una battaglia, il rievocare un incontro, un coinvolgimento, un tema. Tutte le iniziative intraprese, in questi lunghi e laboriosi anni, per l’affermazione di storiche verità. I passi compiuti per la chiusura del museo Lombroso, a Torino, oppure il supporto a favore del Compra-Sud (se tutti i meridionali fossero coscienti di ciò che significa per la nostra economia acquistare prodotti della nostra terra e delle nostre aziende, si risolleverebbero le sorti economiche del Sud, attraverso una “rivoluzione” che potrebbe infine risolvere il problema occupazionale), all’incontro con Pino Aprile e alla citazione di Nicola Zitara, che definì il Movimento “non tanto il partito del re quanto il partito dei briganti”, per proseguire col racconto dell’amicizia sincera e proficua con lo storico e scrittore piemontese Lorenzo Del Boca, fino allo “spassoso” resoconto degli scontri verbali avuti con l’”illustre accademico”, Alessandro Barbero, storico tuttologo negazionista incallito dal “risolino” facile e strafottente che spesso gli è stato fatto rintuzzare.
Poi, nel libro, progressivamente, lo “storico” Prof. De Crescenzo, cede il passo allo scrittore di razza, a chi scrive ed opera con passione estrema, ed ecco una accesa “filippica” contro coloro che hanno contribuito alle mistificazioni sulle condizioni del Mezzogiorno, da Croce a Galasso, ai “poi ve lo spiego” di Emanuele Felice, sulle loro “cattedratiche” affermazioni, sulle loro “allineate” (e quanto interessate?) visioni dei fatti e degli avvenimenti. Alcune pagine andrebbero riportate “di peso”, in questa breve nota, tanto sono testimonianza di una liricità letteraria che parte dal cuore, da una mente certa delle proprie considerazioni, da una sentita denuncia, specie quando l’Autore parla di cosa era Napoli e il suo Regno, prima della falsa unità. Pagine che commuovono e ti coinvolgono totalmente, belle sì, che riempiono di orgoglio e gratitudine, che danno un altissimo senso alle nostre conquiste, ai primati, alle eccellenze, ad un mondo trascorso e vilipeso, passato e dimenticato, di cui bisogna riappropriarsi per capire finalmente chi siamo e da dove veniamo. Verrebbe voglia di riportarlo tutto intero, questo libro, tanto fa bene all’anima.
La seconda parte del volume, attraverso 15 “Questioni” monografiche, affronta vari argomenti e “domande” che di solito vengono rivolte ai “Neoborbonici”, e si sviluppa in altrettanti saggi, da Garibaldi alle economie del Regno, dalla presenza industriale allo smantellamento degli opifici (per non più risorgere!), dall’emigrazione forzata post-unitaria fino all’analfabetismo presunto, alle deportazioni ed eccidi di massa, a Fenestrelle e alla massoneria.
A febbraio scorso, al Convegno di Gaeta, su proposta di chi scrive, il Presidente dell’Associazione Neoborbonici, Prof. Gennaro De Crescenzo, alla presenza della maggior parte dei Gruppi e Movimenti Meridionalisti, colà convenuti, “in nome e per conto” dei popoli del cosiddetto Sud Italia, ha proclamato la “Giornata della Deportazione Meridionale, del Ricordo e del Riscatto” stabilita per il 13 Febbraio, giorno della tragica conclusione dell’assedio di Gaeta, nel 1861. Il Movimento Neoborbonico, “per nome e per conto” dei popoli del Regno delle Due Sicilie, mai domo, oggi, agisce e, auspichiamolo sempre, agirà nel più remoto futuro.