di Lino Patruno
Sud, chi? Ma figuriamoci che non sanno chi sia neanche i deputati che vengono dai trulli, o dal Vesuvio, o dai Bronzi di Riace. Tanto che alla Camera si discute di alcune mozioni sul Sud e ci sono solo una decina di onorevoli, due solo dei quali meridionali (pugliesi in particolare, come questo giornale ha puntualmente registrato con Michele Cozzi). Chissà cosa avevano di più importante da fare che discutere della terra dalla quale provengono e che rappresentano. E’ come se si stesse parlando alla Casa Bianca di un intervento militare americano contro i terroristi dell’Isis e Obama stesse giocando a golf.
Così, come si dice, il cerchio si chiude. Delitto perfetto. Perché nessuno degli assenti si giustificherà o manderà il certificato medico. E perché così non subiranno l’onta di essere considerati sudisti. Sere fa, in un programma tv, chissà come a un certo punto è spuntata la parola Sud. Tranquilli, è durata una quindicina di secondi, poi si è sùbito giustamente ripreso a dibattere del tema fondamentale dell’arroganza (o no) di Renzi.
Ecco il risultato di una ben orchestrata campagna che in decenni è riuscita a far vergognare il Sud di se stesso. E a diffondere nel Paese non una ostilità verso il Sud, che sarebbe stata comunque una forma di riconoscimento. Ma a diffondere una indifferenza e una estraneità: appunto, Sud chi? Più che antimeridionale, Sud che non esiste più e tantomeno un suo problema. Così quando il buon sottosegretario Del Rio viene a Bari è dice che il Sud crescerà il doppio del Paese, a malapena si prende un titolo sugli stessi giornali del Sud. Dovere d’ufficio.
Così lo stesso ministro Padoan, a una domanda chissà come sfuggita all’intervistatore sulla crisi del Sud, risponde meccanicamente e ovviamente sorpreso che, sì, il tema va riaperto: senza però politiche specifiche, solo con politiche generali, senza risorse aggiuntive. Per carità, signor ministro, non se ne parla neanche. Hanno tanto battuto su tutti i soldi dati al Sud e dal Sud sprecati, da poter continuare tranquillamente a dare tutto di più al Nord (come certificano i bilanci dello Stato): dalla spesa per le opere pubbliche (ah, le ferrovie) alla scuola (ah, gli asili nido), dall’università (ah, la differenza nella sostituzione dei docenti) alla sanità, dagli incentivi alle imprese ai servizi dei Comuni. Anzi, siccome sono riusciti a far passare anche la barzelletta che le tasse si evadono più al Sud che al Nord, tagliamogli tutto e costringiamo il Sud ad aumentare le sue tasse locali. Più tagli e più tasse: ok.
In questo allegro ambientino, il risultato dovrebbe essere che il Sud crescerà il doppio del Paese. Magari Delrio chieda al suo ufficio stampa come gli è venuto in testa, nel caso di improbabili contestazioni. Anzi, siccome ormai lo sanno anche i bambini (grazie ai libri scolastici) che la colpa di tutto ciò che avviene e non avviene al Sud e in Italia è delle classi dirigenti del Sud, lebbra del Paese, nella distrazione di massa la onestissima classe dirigente del resto del Paese ha potuto continuare a rubare senza problemi.
Ultima la banda che si spartiva lavori pubblici, soldi, consulenze e Rolex. Ma possono andare fieri anche del malloppo dell’Expo 15 di Milano e del Mose di Venezia, del terremoto dell’Aquila e di Roma capitale, delle Regioni Lombardia-Piemonte-Emilia Romagna e delle banche, dell’Ilva di Taranto e di mazzette&tangenti sparse. Insomma mentre si sparava sul Sud , tutti gli scandali politico-finanziari da Tangentopoli in poi (inclusa Tangentopoli, gliene sia dato atto) avvenivano al Nord. Anzi aggiungiamoci la mafia, che al Sud ammazza e al Nord fa affari (col Nord). Il merito quando c’è va riconosciuto.
Ora spunta anche questa storia del ministero del Mezzogiorno. Che non pare sia stato chiesto a viva voce dal Mezzogiorno (il quale non ha parlamentari, com’è noto). Forse serve piazzare qualcuno a corto di poltrone. Forse un ministro che provveda alle esequie del Sud, le forme vanno salvaguardate. Molto più probabile un ministero che finisca di spogliare il Sud anche dei fondi europei. Che già vanno sempre più al Nord. Ma che è bene sottrarre ulteriormente a questo Sud che non sa neanche spenderli, che li spreca, che li spende in ritardo. Li spende in ritardo soprattutto per le assurde procedure sugli appalti. Ma perché non si cambiano? Nessuno si permetta di dire che non si cambiano per consentire alla onestissima classe dirigente del Nord di continuare a rubare (tanto la colpa è sempre del Sud). Anzi facciamo marcire per due anni in un cassetto la legge contro la corruzione, le precauzioni non sono mai troppe.
Ecco perché i deputati meridionali non vanno al dibattito parlamentare sul Sud. Ormai sulla cancellazione del Sud è tutto fatto. E’ fatta anche la loro autocancellazione. Forse lo sanno forse no, ma è lo stesso.