di Antonio Pulcrano
Il più becero dei luoghi comuni antimeridionali: Sua Maestà il Lamento! Basta dare uno sguardo alla Storia, quella vera, o all’andamento socio-economico della varie zone d’Italia per capire certe cose, ma bisogna affrontarle con onestà, altrimenti si rischia di fare come una tale Maria Antonietta che invitava a mangiare brioche a chi si lamentava di non aver pane. Solo che a farlo era proprio la parte migliore della società, quella stessa che qualche tempo dopo fece qualcosa che ancor oggi si chiama Rivoluzione e, la Signora, per non aver avuto un minimo di lungimiranza, perse la testa…
Le Regioni meridionali hanno impiegato oltre 80 anni per divenire più povere di quelle del Nord, e solo le devastazioni della 2° Guerra Mondiale hanno completato l’opera iniziata dai Savoia, all’indomani dell’occupazione del Sud.
Nel 1861, ad “unità” avvenuta, le sette Regioni del Regno (Campania, Puglia, Abruzzo e Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia) erano di gran lunga più ricche degli staterelli del Centro-Nord e tale supremazia, sociale ed economica, nonostante una sistematica spoliazione e una emigrazione forzosa, è durata fino alla seconda metà degli anni ’40, allorquando, con intere città rase al suolo, senza adeguati aiuti finanziari, si dovette soccombere definitivamente.
I fondi del poderoso Piano Marshall, infatti, andarono quasi tutti al Nord, a dimostrazione di una sperequazione che dura da sempre. Il 21% di tutta la cifra stanziata per l’Italia (ben 10 miliardi di euro attuali – una cifra ingentissima per l’epoca), fu assegnato alla sola Lombardia, mentre l’Emilia Romagna ottenne il 17,8%, il Lazio il 15,7%, il Veneto l’11,8%, il Piemonte il 10,3%, a fronte di un misero 3,2% alla Campania e di un miserrimo 0,2% (praticamente nulla) alla Calabria.
“Nella ripartizione geografica dei prestiti (per il 90% a fondo perduto), delle sedici regioni allora esistenti, le nove del Centro-Nord beneficiarono della quasi totalità, lasciando alle altre sette regioni del Sud, l’equivalente di un decimo”. (Scrive BBC History, che fornisce anche i dati). Alla faccia dell’unità della nazione! Napoli fu, durante la 2° Guerra Mondiale, la città più bombardata e distrutta d’Europa, al di fuori delle città tedesche. Il Sud era semplicemente raso al suolo, tutto, poiché gli alleati, per preparare i vari sbarchi, azzerarono con le bombe ogni porto, aeroporto, struttura militare od opificio industriale e la quasi totalità delle abitazioni civili. Addirittura ci si aspettava, come poi avvenne, la sollevazione della popolazione contro i tedeschi a seguito della insopportabilità di tali devastazioni aeree (sic!). Eppure, mamma Italia, nordcentrica come sempre, alla fine della guerra, diede tutto il possibile alle altre regioni, “dimenticandosi” del Sud. Fu il tracollo totale. I nostri padri, senza aiuti né prebende, dovettero faticosamente ricostruire una Nazione, la nostra, ottenendo e realizzando quel che potettero, considerando le scarse risorse disponibili.
Ecco, chi blatera di piagnistei, se conoscesse magari anche sommariamente la Storia, farebbe bene a zittirsi. Forse perderemmo meno facilmente la pazienza, ora che abbiamo realizzato certe Verità. La faccenda dell’Antonietta potrebbe ripetersi, se il popolo affamato si stufa sul serio!